Nascosti allo sguardo del mondo, gli allevamenti intensivi subacquei sono una delle maggiori cause di sofferenza sul pianeta. Miliardi di pesci sono costretti a nuotare in circoli infiniti in gabbioni sommersi finché non vengono macellati in maniera dolorosa e crudele.
I pesci sono stipati in spazi ridotti, dove i loro comportamenti naturali vengono limitati. In molti casi, l’acqua è sporca ed inquinata, il che espone i pesci a malattie, infezioni e parassiti.
Per porre rimedio, gli allevatori utilizzano prodotti chimici ed antibiotici che possono essere dannosi per l'ambiente marino, per i consumatori e per il benessere dei pesci stessi.
Spazi limitati e sporchi
I pesi sono tenuti ad alta densità all'interno di una rete, di una vasca o di una gabbia – un confinamento che provoca lesioni fisiche, come danni alle pinne causati da altri animali aggressivi, e cattive condizioni fisiche dovute alla lotta per il cibo e allo stress.
Le elevate densità di allevamento possono anche causare una cattiva qualità dell'acqua ed esporre i pesci a malattie e infezioni parassitarie. Malattie e parassiti possono diffondersi attraverso l'acqua da un allevamento all'altro a causa della stretta vicinanza tra di essi in molte aree, e possono anche diffondersi ai pesci selvatici.
La problematica del sovraffollamento peggiora nelle fasi che precedono la macellazione: i pesci vengono ammassati a densità estremamente elevate in attesa di essere pompati o estratti con la rete per essere macellati. Si tratta di una procedura stressante che può portare al peggioramento della qualità dell'acqua e a lesioni fisiche causate dalla rete o da altri pesci. Spesso si vedono pesci boccheggiare in cerca di aria, tentare di scappare (saltare) e infilarsi nella rete.
Macellazione crudele
I pesci vengono perlopiù macellati senza essere storditi. Ciò causa una sofferenza prolungata a miliardi di pesci ogni anno, poiché la morte può essere lenta a seconda dei metodi di macellazione utilizzati.
I metodi di abbattimento crudeli (senza stordimento) prevedono il taglio delle branchie per recidere i vasi sanguigni, in modo che i pesci rimangano coscienti mentre si dissanguano. In alcuni Paesi si usa ancora l'anidride carbonica per macellare i pesci, un processo durante il quale il pesce scuote la testa e agita vigorosamente la coda per un periodo che può arrivare fino a due minuti prima di perdere conoscenza.
L'esposizione all'aria fa sì che i pesci impieghino più di un'ora per perdere conoscenza, a seconda della specie. L'immersione del pesce vivo nel ghiaccio semiliquido senza uno stordimento efficace, tradizionalmente utilizzato per spigole e orate, può far sì che il pesce si dibatta per 40 minuti e che ci vogliano più di 3 ore prima che muoia. Ciò significa che i pesci macellati con l'esposizione all'aria o con l'immersione nel ghiaccio semiliquido potrebbero essere eviscerati vivi.
Altre problematiche di salute
Digiuno forzato
Prima del trasporto o della macellazione, i pesci vengono messi a digiuno per limitare il fabbisogno di ossigeno e l'attività fisica e per svuotare l'apparato digerente in modo da ridurre la contaminazione dell'acqua. Sebbene questo possa comportare in particolari situazioni e solo per brevi periodi alcuni benefici per i pesci, alcuni allevamenti li sottopongono a digiuno forzato prolungato – anche per più di due settimane – nonostante sarebbero sufficienti due o tre giorni. Questo provoca ai pesci estrema sofferenza e frustrazione, che molto spesso sfocia in comportamenti aggressivi.
Mortalità
Nell'acquacoltura, i tassi di mortalità durante l'allevamento ritenuti accettabili dall'industria possono essere elevati (fino al 20% nel pangasio). Inoltre, si verificano abbattimenti per prevenire la diffusione di malattie o fenomeni di mortalità di massa, durante i quali decine di migliaia di pesci vengono uccisi.