Pubblicato 13/10/2015
Neanche lo spazio per aprire le ali
Le immagini sono state girate durante la scorsa primavera in allevamenti intensivi in Italia, Francia, Repubblica Ceca e Cipro. Una volta varcata la soglia dei capannoni gli operatori hanno potuto filmare file e file di gabbie disposte su più livelli in cui migliaia di galline sono costrette a vivere tutta la loro vita in spazi talmente ristretti da non poter neanche aprire le ali. Perdita delle piume - Molte galline sono in cattive condizioni e hanno perso le piume: sono state strappate via da altre galline frustrate dalle terribili condizioni in cui sono costrette a vivere o sono state danneggiate dalle pareti metalliche.
Amputazione del becco
I becchi delle galline sono tutti parzialmente amputati. L’amputazione avviene senza anestesia ed è necessaria per evitare che le galline si feriscano l’una con l’altra: questi volatili, infatti, dovrebbero vivere all’aperto, correre, razzolare e fare bagni di polvere. Nelle gabbie le galline diventano frustrate e aggressive e l’amputazione è la “soluzione” che l’industria ha trovato per continuare ad allevare decine di migliaia di galline intensivamente.
Pavimenti e trespoli - Le galline fanno fatica a stare dritte sui pavimenti inclinati di filo di ferro e si spingono le une con le altre per salire sui trespoli metallici. Ma i trespoli sono scivolosi e invece di riposare le galline lottano per trovare un po’ di equilibrio su di essi. Inoltre spesso le gabbie non sono sufficientemente alte per consentire alle galline di salire sui trespoli senza dover reclinare la testa.
Requisiti minimi di benessere animale inadeguati - L’area per grattare, il “nido”, e la lettiera per razzolare e fare i bagni di sabbia, pur previsti dalla legge, sono assenti o del tutto inadeguati. Non vi può essere benessere animale in una gabbia.
Perchè le gabbie si chiamano “arricchite”
La legislazione europea ha proibito le gabbie “convenzionali” a partire dal 1° gennaio 2012. Questa normativa, tuttavia, consente ancora le gabbie cosiddette “arricchite”, che presentano alcuni miglioramenti rispetto alle “convenzionali”, ma non non sono in grado, in quanto gabbie, di garantire il benessere delle galline. L’attrice Daniela Poggi ha registrato per CIWF un video appello per chiedere la fine dell’uso delle gabbie per le galline:
“Io non credo che questa si possa chiamare vita eppure è legale e continua a essere reale e sotto gli occhi di tutti. Accettiamo la sofferenza di milioni di galline costrette a vivere dentro le gabbie”.
Ha dichiaratro Daniela Poggi che invita i cittadini ad unirsi a lei e a firmare la petizione su www.ciwf.it/basta-gabbie
Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus:
“E’ inaccettabile che nel ventunesimo secolo vi siano forme di maltrattamento istituzionalizzato come l’allevamento in gabbia. Le galline sono (fede to complete sulla senzienza) eppure milioni e milioni di esse sono ancora relegate in queste vere e proprie prigioni. Sentiamo dire dall’industria che questo sistema ha ragioni sanitarie, ma ciò non corrisponde al vero. L’allevamento in gabbia delle galline ha solo una ragione, quella economica e tutta a favore degli allevatori e non dei cittadini consumatori.”
I sistemi di allevamento alternativi alle gabbie esistono. CIWF si appella ai cittadini italiani affinchè scelgano di acquistare uova da galline libere di razzolare, preferibilmente in allevamenti all’aperto o biologici.
Approfondimenti
I numeri
- 62 milioni: le galline che vengono allevate in Italia ogni anno
- 65%: la percentuale di galline che sono allevate in gabbia
- 40 milioni: le galline allevate in gabbia
- 70mila: le galline che possono essere contenute in un capannone
- 1 anno: la vita media di una gallina in un allevamento intensivo
- 300: sono le uova che ogni gallina produce in un anno. Il doppio rispetto a 50 anni fa
- 750 cm quadrati (poco più di un foglio A4): lo spazio disponibile per ogni gallina in una gabbia arricchita
Le gabbie “arricchite”
La legislazione europea ha proibito le gabbie “convenzionali” a partire dal 1° gennaio 2012. Questa normativa, tuttavia, consente ancora le gabbie cosiddette “arricchite”, che presentano alcuni miglioramenti rispetto alle “convenzionali”, ma molto limitati:
- Lieve aumento dello spazio per gallina (750 cm² rispetto a 550 cm², cioè un aumento pari alla superficie di una cartolina postale);
- Aggiunta di “arricchimenti” tipo posatoi, nidi artificiali, lettiera e grattatoi.
Questi miglioramenti sono comunque lontani dal rispondere ai bisogni delle galline, che rimangono incapaci di esprimere i loro comportamenti naturali fondamentali: razzolare, costruire un nido, fare il bagno nella polvere, spiegare le ali. Per di più l’altezza ridotta delle gabbie (45 cm) non permette di avere dei posatoi sufficientemente alti da soddisfare le esigenze di “sentirsi sicure” delle galline, per cui è indispensabile appollaiarsi in alto.Una gabbia, arricchita o meno, resta sempre una gabbia. Rispetto al divieto di utilizzo delle gabbie convenzionali, l'Italia è stata condannata nel 2014 dalla Corte di Giustizia Europea per non essersi adeguata in tempo alla nuova Direttiva. Il Ministro Beatrice Lorenzin ha dichiarato a Repubblica che oggi l’Italia è in regola.
Le galline
Le galline sono curiose, socievoli e come tutti gli altri animali sono in grado di provare emozioni positive e negative. In natura passano la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo, raspando e becchettando il terreno e di notte amano dormire appollaiate in un luogo alto. Amano fare bagni di polvere per pulirsi e cercano di fare questo anche in assenza di materiale adeguato. Hanno un forte istinto di costruire il nido e riscono persono a farsi strada in un labirinto per avere accesso a materiale per costruirlo.
Perchè le galline in gabbia soffrono
Il Settore di Ricerca di Compassion in World Farming afferma:
“Una gabbia è una forma estrema di limitazione della libertà, dalla quale è impossibile fuggire. Essa rende un animale completamente dipendente dal suo detentore per quanto riguarda cibo, acqua e ogni minima necessità. Priva l’animale della sua autonomia, limita gravemente la sua capacità di esprimere i propri comportamenti naturali e i suoi bisogni fisici e psicologici”.
Nelle gabbie arricchite le galline non possono muoversi liberamente, non possono correre, non possono volare per appollaiarsi in alto di notte. Non possono grattare nè razzolare, non possono fare il nido e neanche fare i bagni di polvere: ogni bisogno di esprimere il proprio comportamento naturale viene loro negato. Le galline nelle gabbie sviluppano frustrazione, perdono le piume o se le strappano le une con le altre, si contendono continuamente lo spazio. Per evitare che si feriscano l’una con l’altra viene loro amputato il becco senza anestesia: una mutilazione estremamente dolorosa.
Etichettatura delle uova in guscio
Le uova devono essere etichettate secondo il sistemi di allevamento come segue:
- 0 = biologico
- 1 = all'aperto
- 2 = a terra
- 3 = in gabbia
Gli ovoprodotti, cioè i prodotti a base di/contenenti uova
Per i prodotti a base di uova o che contengono uova, non è prevista l’etichettatura secondo il metodo di allevamento. Le uova utilizzate nella fabbricazione di prodotti finiti (piatti pronti, dolci, torte salate, pasta fresca, panini ecc.) provengono generalmente da galline allevate in gabbia, salvo indicazione contraria sulla confezione. CIWF invita i cittadini ad acquistare prodotti che specificano, tra gli ingredienti, l’utilizzo di uova da allevamenti all’aperto, a terra o i prodotti biologici.