Pubblicato 23/05/2016
L’antibiotico resistenza minaccia la salute degli italiani e l’uso massiccio negli allevamenti intensivi del nostro Paese è una delle principali cause.
Per questo CIWF Italia Onlus lancia una petizione indirizzata al ministro della salute Beatrice Lorenzin, chiedendo un piano obbligatorio per il monitoraggio e la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti e ha realizzato un video per spiegare ai cittadini quali sono i rischi connessi con l’antibiotico resistenza.
Nonostante la situazione sia seria, l’Italia non è ancora dotata di un piano per il monitoraggio e la riduzione dell’uso di antibiotici negli allevamenti, dove le terribili condizioni in cui sono allevati gli animali, rendono necessario l’uso sistematico di antibiotici, anche di quelli di importanza critica per l’uomo.
Allevamento intensivo e antibiotici - Animali portati al limite delle proprie possibilità in nome della produzione e del guadagno: per farlo è necessario usare grandi quantitativi di antibiotici. Le altissime densità a cui gli animali sono ammassati nei capannoni, le cattive condizioni ambientali e la selezione genetica, una violenza alla natura che crea animali destinati a soffrire fin dalla nascita, rendono necessario l’uso sistematico di antibiotici negli allevamenti intensivi.
Situazione preoccupante in Italia - La conseguenza è che nel nostro Paese, a dispetto della decantata qualità del Made in Italy, l’uso di antibiotici negli allevamenti è fra i più alti in Europa. Per produrre un chilo di carne, in Italia utilizziamo 2-3 volte la quantità di antibiotici utilizzati in altri paesi d’Europa. Ma è provato che l'uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti intensivi crea la resistenza agli antibiotici e, conseguentemente, batteri resistenti che si sviluppano negli animali, possono contagiare anche gli uomini provocando patologie anche gravi.
Una situazione pericolosa: è la stessa OMS a parlare della minaccia di un’era post-antibiotica in cui le operazioni di routine o semplici ferite potranno portare a decessi. Nel nostro Paese i dati relativi alla presenza di batteri antibiotico resistenti in polli e tacchini sono stati già definiti “alquanto allarmanti” dalla FNOVI, la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani.