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News Section Icon Pubblicato 07/11/2018

La maggior parte dei vitelli, dopo la separazione dalla madre, viene allevata in box singoli. Le immagini girate da CIWF in allevamenti italiani, mostrano come questi recinti limitino la possibilità di movimento e di socializzazione dei vitelli, condizionandone negativamente il soddisfacimento delle necessità etologiche. La Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age, sostenuta da 140 associazioni europee di cui 19 italiane, chiede la fine dell’uso dei box singoli per i vitelli, oltre che di tutte le gabbie negli allevamenti.

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CIWF ha girato immagini di vitelli provenienti dal circuito delle eccellenze italiane. Le immagini, riprese nel 2017, mostrano come i box singoli in cui i vitelli sono costretti a trascorrere le prime 8 settimane di vita non consentano libertà di movimento agli animali, inoltre impedendo loro la socializzazione, fattore fondamentale per il soddisfacimento delle loro necessità etologiche, non solo nelle prime settimane di vita, ma anche successivamente. I vitelli sono infatti naturalmente portati a vivere in gruppo.

Le patologie che più spesso colpiscono i vitelli sono diarrea e malattie respiratorie. Patologie che con la corretta gestione degli animali, un buon alloggiamento e una corretta ventilazione, sono meno frequenti quando i vitelli vengono allevati in gruppo, piuttosto che in box singoli. Inoltre, quando i vitelli sono allevati in gruppo, hanno più spazio per le loro attività, sviluppano la capacità di stare con i propri simili esprimendo i loro naturali comportamenti sociali; quando i vitelli sono allevati al pascolo le loro condizioni migliorano ulteriormente. 

In Italia ogni anno nascono quasi 1,8 milioni di vitelli all'anno (ISMEA). Circa 340.000 sono invece importati ogni anno (ISTAT).

L’Iniziativa dei Cittadini Europei “End the Cage Age” chiede la fine dell’uso di tutte le gabbie negli allevamenti degli animali allevati a scopo alimentare: più di 300 milioni di animali fra conigli, galline, oche, scrofe e quaglie.

L’iniziativa è sostenuta da 140 associazioni europee in 24 paesi, 19 associazioni sono italiane.
L’obiettivo è raccogliere un milione di firme entro l’11 settembre 2019 per far sì che la Commissione si esprima riguardo alla richiesta della petizione.

La petizione è già stata firmata dal Ministro della Salute Giulia Grillo in occasione del lancio nazionale lo scorso 16 ottobre presso la Camera dei Deputati. Le firme raccolte in UE sono già 180.000. In Italia, per firmare, è necessario inserire alcuni dati personali e quelli di un valido documento d’identità. Questi dati saranno gestiti nel rispetto della privacy in una banca dati protetta ospitata dal Data Centre della Commissione europea.

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Se dovessi avere ulteriori domande a riguardo, o qualsiasi altro problema, ti preghiamo di contattarci a info@ciwfonlus.it. Cerchiamo di rispondere a tutte le richieste entro due giorni. Tuttavia, a causa dei volumi di richieste che riceviamo, a volte potremmo metterci più tempo, ti preghiamo in quel caso di scusarci. In alternativa, se la tua richiesta è urgente, puoi contattare il nostro team di supporto al: +39 051 2960818  (le linee sono disponibili dalle 9:00 alle 17:00, dal Lunedi al Venerdì).