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Nuovo report di CIWF: catastrofe climatica senza riduzione del consumo di carne

News Section Icon Pubblicato 05/11/2021

Il consumo globale di carne e latticini deve essere drasticamente ridotto se vogliamo evitare una catastrofe climatica - questa è la chiara conclusione di un nuovo rapporto rilasciato oggi (venerdì 5 novembre) alla COP26 dall'associazione internazionale Compassion in World Farming.

Il report, "Breaking the Taboo: Why Diets Must Change to Tackle Climate Emergency" (Rompere il tabù: perché le diete devono cambiare per combattere il cambiamento climatico), espone chiaramente le motivazioni scientifiche per cui senza un'urgente e importante riduzione globale del consumo di carne non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi concordati nell'accordo di Parigi del 2015 per evitare una catastrofe climatica.

I combustibili fossili, l'energia e i trasporti tendono a dominare le discussioni sul clima. I governi ignorano ampiamente il contributo dell’allevamento al cambiamento climatico, terrorizzati dall'affrontare i potenti interessi acquisiti che guidano l'espansione del consumo globale di carne e latticini.

Il report spiega che:

- Il settore dell'allevamento è responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra (GHG)

- Il sistema alimentare è responsabile di un terzo di tutte le emissioni di gas serra

- il 75% delle emissioni dell'agricoltura proviene dall'allevamento

- Per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, tutti i settori devono ridurre le loro emissioni. Tuttavia, se il consumo globale di carne e latticini continuerà allo stesso ritmo odierno, le emissioni da cibo e agricoltura aumenteranno significativamente, e raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sarà molto difficile

- I cambiamenti nelle nostre diete potrebbero contribuire fino a un quinto della mitigazione necessaria per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.

Per invertire la tendenza della crisi, i governi e i responsabili politici devono agire urgentemente in diverse aree chiave. La maggior parte della carne e dei latticini dovrebbe provenire da allevamenti in cui gli animali sono in grado di pascolare su suoli biodiversi ben gestiti, e la quantità di terra dedicata all’allevamento dovrebbe anche essere ridotta per sostenere soluzioni naturali per il clima come il ripristino di foreste e torbiere.

Il report sottolinea che le politiche sviluppate per risolvere il problema devono integrare considerazioni chiave tra cui: la sicurezza alimentare, l'efficienza delle risorse, la perdita di biodiversità, la deforestazione, gli impatti dannosi su suolo e acqua, e il benessere degli animali, così come l'uso di antimicrobici e il rischio di future pandemie.

Infine i governi devono incoraggiare e incentivare la riduzione dei livelli di produzione e consumo di carne e latticini, escludendo i paesi in cui questi livelli sono già bassi.

L'autore del report e Chief Policy Advisor di Compassion in World Farming, Peter Stevenson, ha dichiarato: "Il ruolo centrale che il cibo e l'agricoltura giocano nella crisi climatica è stato praticamente trascurato dai leader mondiali.

"Oggi, rompiamo il tabù e, attraverso questo nuovo report, affermiamo quello che deve essere detto, e cioè - che l’allevamento è uno dei principali motori della crisi climatica. Senza un'urgente e drammatica riduzione globale del consumo di carne e latticini non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi necessari per evitare una catastrofe climatica. Siamo davvero disposti a rischiare di distruggere il pianeta solo perché non possiamo frenare il nostro eccessivo consumo di prodotti di origine animale?

"I leader mondiali devono cogliere l'opportunità della Giornata della Natura di domani (6 novembre) per impegnarsi a intraprendere azioni urgenti e definitive per invertire questa pericolosa tendenza, prima che sia troppo tardi. Il mondo sta guardando e aspettando".

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