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Uova: CIWF chiede a Bauli di rendere noto quali uova usa nelle sue produzioni

News Section Icon Pubblicato 14/12/2021

Torino, 13/12/2021 - In occasione di questo Natale CIWF Italia, da anni impegnata nel promuovere la transizione ad allevamenti senza gabbie, si rivolge a Gruppo Bauli chiedendo di comunicare pubblicamente ai consumatori se le uova utilizzate in pandori e panettoni, ma anche in tutti gli altri suoi prodotti da forno come biscotti e merendine, provengono da galline allevate in gabbia o in sistemi alternativi.

Per favorire informazioni trasparenti sulla transizione verso sistemi di allevamento non in gabbia per le galline, dal 2018 CIWF pubblica il report EggTrack che riporta gli impegni pubblici di aziende e supermercati a smettere di utilizzare uova da sistemi in gabbia e che raccoglie le comunicazioni fatte dalle aziende verso il raggiungimento dei loro obiettivi 100% cage free.

Per la pubblicazione dell’ultimo report globale, presentato a novembre 2021, CIWF non ha potuto reperire nessuna informazione pubblica da parte di Gruppo Bauli riguardo al metodo di allevamento delle uova che l’azienda utilizza, o si impegna a utilizzare, per i suoi prodotti.

Elisa Bianco, Responsabile del Settore Alimentare di CIWF in Italia si rivolge quindi all’azienda: “Dopo la pubblicazione del report EggTrack e con l’avvicinarsi delle festività natalizie, vogliamo cogliere l’occasione per invitare Gruppo Bauli a rendere pubbliche le informazioni sul metodo di allevamento delle uova che usa in tutti i propri marchi e, se ancora non l’ha fatto, a impegnarsi pubblicamente ad abbandonare le uova da galline allevate in gabbia o in combinati. Riteniamo che la trasparenza verso i consumatori sia un valore molto importante nell’attuale realtà di mercato: quale momento migliore delle festività natalizie per fare un passo avanti verso un futuro di aumentata trasparenza sulle proprie politiche di sostenibilità?

Com’è noto, le galline possono essere allevate in gabbia, a terra (al chiuso), all’aperto e con metodi certificati biologici. I consumatori che comprano le uova possono sapere qual è il metodo di allevamento delle galline da cui provengono, guardando il codice e la dicitura che devono essere riportati obbligatoriamente sul guscio e sulle confezioni (rispettivamente i codici 0, 1, 2, 3 per l’allevamento biologico, all’aperto, a terra, in gabbia). Questa obbligatorietà non riguarda però i prodotti che contengono uova come ingrediente, come i prodotti da forno, creando così un vuoto di informazione, in cui ai consumatori non vengono forniti gli strumenti adatti per districarsi ed effettuare scelte responsabili.

L’uso delle gabbie negli allevamenti è un argomento che sta sempre più a cuore agli italiani. Sono stati oltre 90.000 coloro che hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age, che ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme nell’UE e che ha portato la Commissione europea a impegnarsi ad approvare una legge per il divieto dell’uso delle gabbie entro il 2027.

In Italia, l’ondata di conversione ai sistemi cage free per le galline procede in maniera spedita con l’inversione del rapporto fra sistemi in gabbia e sistemi fuori dalle gabbie negli ultimi 4 anni. Infatti, il 60% degli oltre 50 milioni di galline e pollastre italiane a dicembre 2020 era allevato in sistemi alternativi alle gabbie, ossia biologico (4%), all’aperto (3%) e a terra (53%) mentre il rapporto era invertito (60% in gabbia, 40% cage free) solo 4 anni prima. (Qui maggiori informazioni).

Per interviste e approfondimenti contattare Elisa Bianco, Responsabile del Settore Alimentare di CIWF in Italia al numero: 346 6985430

 

 

 

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