Mangiare troppa carne nuoce alla salute, ma un italiano su 5 lo ignora
Il nuovo sondaggio, condotto da YouGov per Compassion in World Farming, lanciato in occasione del vertice UN Food Systems + 2 Stocktaking sui sistemi alimentari
Un nuovo sondaggio pubblicato oggi (24 luglio) rivela che, in Italia, una persona su 5 (19%) ignora i principali rischi per la salute dovuti all’alto consumo e alla sovraproduzione di carne.
Il sondaggio, condotto da YouGov in otto Paesi per conto di Compassion in World Farming, riporta che appena poco più di un quarto (26%) delle persone intervistate in Italia è a conoscenza del fatto che l’inquinamento atmosferico causato dagli allevamenti intensivi aumenta il rischio di cancro ai polmoni. Sono ancora meno le persone consapevoli del maggior rischio di epidemie e pandemie: solo il 12% ne è a conoscenza, il dato più basso di tutti gli otto Paesi in cui è stato condotto il sondaggio.
Mentre più della metà (58%) degli intervistati in Italia è al corrente che le diete ad alto consumo di carne aumentano il rischio di certi tipi di tumore, patologie cardiache, e obesità, solo il 36% sa che l’attuale consumo di antibiotici negli allevamenti sta compromettendo la loro efficacia nel trattare le malattie umane.
Alla domanda su cosa le spingerebbe ad acquistare alimenti prodotti in modo ecosostenibile, le persone sono state maggiormente propense a citare come motivazione “sapere che gli animali sono allevati con elevati standard di benessere, come un contesto di vita confortevole che risponde alle loro esigenze fisiche e comportamentali” (54%), seguito da “conoscere i benefici per la salute associati alla carne biologica, da allevamento all'aperto o pascolo” (37%).
Secondo il report pubblicato da Compassion in World Farming lo scorso maggio – More money more meat (Più soldi, più carne) – i Paesi ad alto e medio reddito stanno portando l’umanità sul baratro dell’estinzione a causa dell’eccessivo consumo di carne e altre proteine animali. Lo studio ha anche rivelato, per la prima volta, di quanto questo consumo debba ridursi per rientrare nei limiti da non superare per non compromettere la salute delle persone e del Pianeta stesso.
Oltre a essere la causa principale di crudeltà sugli animali e a danneggiare il pianeta, questo sovraconsumo ha anche un grave impatto sulla nostra salute:
- Nei Paesi del Nord del mondo, aumenta il rischio di certi tipi di tumore e altre patologie, inclusi malattie coronariche, ictus, diabete di tipo II e obesità
- Nel Sud del mondo, allontana ingiustamente le popolazioni locali dalla loro terra e causa malnutrizione e fame. Nutrire sempre più animali con i cereali rende questi più costosi per le persone, cosa che può portare a sottrarre terre alle comunità per coltivare cibo per gli animali allevati, e non per le persone*
- Aumenta il rischio di pandemie come le forme di influenza e i corona virus. Ammassare gli animali negli allevamenti intensivi crea le condizioni ideali per la diffusione di patologie e per lo sviluppo di nuove varianti letali che possono infettare anche le persone.
- Aumenta il rischio di cancro ai polmoni a causa dell’inquinamento atmosferico di origine agricola. L'allevamento intensivo inquina l’aria quando l’ammoniaca reagisce con altri composti chimici presenti nell'aria formando il particolato, che può penetrare in profondità nei polmoni causando la broncopneumopatia cronica ostruttiva e il cancro ai polmoni.
- Compromette l’efficacia degli antibiotici nel trattare le malattie umane. Circa il 70% degli antibiotici al mondo viene somministrato ad animali allevati, spesso come misura preventiva. Ciò spiana la strada all’antibiotico-resistenza, una pandemia silenziosa che entro il 2050 potrebbe arrivare a uccidere oltre 10 milioni di persone ogni anno.
I risultati del sondaggio vengono pubblicati mentre i rappresentanti degli Stati membri delle Nazioni unite si riuniscono a Roma per l’UN Food Systems Stocktaking Moment. Lo scopo del vertice è esaminare i progressi compiuti dai Paesi verso la costruzione di un sistema alimentare globale più sostenibile. Il CEO globale di Compassion in World Farming, Philip Lymbery, parteciperà all’evento, per puntare i riflettori sull’urgente necessità di concordare un “piano di salvataggio globale” per il nostro sistema alimentare, che comprenda una significativa riduzione globale del consumo di carne.
Autore premiato e in passato UN Food Systems Champion, Lymbery afferma: “Quando gli animali soffrono, tutti noi soffriamo. L’allevamento intensivo non è solo la più grande singola causa di crudeltà sugli animali al mondo, ma sta anche danneggiando il nostro pianeta, aumentando il rischio di pandemie e nuocendo gravemente alla nostra salute.”
“E tuttavia il nostro nuovo sondaggio rivela che molte persone non sono nemmeno a conoscenza degli ulteriori gravi rischi per la salute legati alla produzione di carne. È necessario che i leader mondiali concordino un chiaro ‘piano di salvataggio’ globale per il nostro sistema alimentare, al fine di garantire un futuro sano per le persone, il pianeta e gli animali. I Governi devono urgentemente attuare delle strategie per ridurre il consumo di carne e accelerare il passaggio a un’alimentazione e a un’agricoltura rigenerativa”.
Nell’ambito della campagna END.IT, l’associazione di protezione degli animali e dell’ambiente ha lanciato un’iniziativa per sensibilizzare le persone sui costi umani associati al consumo eccessivo di carne e altre proteine animali. A questo scopo, CIWF ha lanciato un nuovo opuscolo – Quando gli animali soffrono, tutti noi soffriamo – in cui illustra alcuni degli impatti dell’allevamento intensivo sulla salute umana. L’invito al pubblico è di firmare la petizione END.IT e chiedere ai leader mondiali di concordare un “piano di salvataggio” globale per il nostro sistema alimentare.
A sostenere la campagna END.IT anche il famoso attore di Hollywood e star di Succession, Brian Cox. “L’allevamento intensivo non è solo la principale singola causa di crudeltà sugli animali al mondo, ma sta anche compromettendo l’ambiente e la salute umana,” ha commentato Cox. “Contribuisce allo sviluppo di patologie cardiache, cancro ai polmoni e anche alla malnutrizione. Dobbiamo mettere la parola fine a tutto questo, ora. Dobbiamo, tutti assieme, chiedere ai leader mondiali di trasformare il nostro sistema alimentare globale per il bene della nostra salute e per il bene delle generazioni future.”
Condotto nei mesi di giugno e luglio 2023 in Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti, il sondaggio ha evidenziato che in tutti gli otto Paesi vi è una limitata consapevolezza su quali siano le conseguenze sulla salute umana di diete ad alto consumo di carne e della sua produzione. Tra tutti i Paesi intervistati, gli Stati Uniti hanno registrato il più alto numero di persone inconsapevoli (34%), seguiti dal Regno Unito (26%). Il Paese con il minor numero di persone ignare di questi rischi per la salute è l’Italia, con il 19% - comunque una persona su 5.
Gli adulti nel Regno Unito si sono dimostrati i più consapevoli del rischio maggiore di sviluppare alcuni tipi di cancro, malattie cardiache e obesità causato dal sovraconsumo di carne (61%). Al contempo, i cittadini del Regno Unito e della Spagna sono stati i più propensi a citare elevati standard di benessere animale come motivo per valutare l’adozione di una dieta più sostenibile (entrambi 56%), seguiti dal 55% degli intervistati in Francia.
Le persone intervistate in Polonia e Italia si sono rivelate le meno consapevoli del rischio di pandemia associato alle diete ad alto contenuto di carne (sono solo il 12% in entrambi i Paesi), seguiti dalla Repubblica Ceca (14%). Tuttavia, gli adulti polacchi sono stati i più consapevoli del “maggiore rischio di sviluppare determinati tipi di tumore ai polmoni a causa dell'inquinamento dell'aria causato dagli allevamenti intensivi” (27%), seguiti dagli italiani (26%), mentre cechi e britannici erano i meno informati (15% in entrambi i Paesi). Le persone intervistate negli Stati Uniti si sono rivelate le più propense ad affermare che niente li spingerebbe ad acquistare alimenti prodotti in modo eco-sostenibile (24%), molte più delle persone intervistate in Italia (6%).
Per maggiori informazioni sulla campagna e per firmare la petizione visitare end.it.
NOTA ALLA STAMPA
- Tutti i dati, se non diversamente specificato, sono di YouGov Plc. Il campione totale era di 9420 adulti. Il lavoro sul campo è stato svolto tra il 26 giugno e il 5 luglio 2023. Il sondaggio è stato condotto online. I dati sono stati ponderati e sono rappresentativi degli adulti (di età superiore ai 18 anni) di ogni singolo Paese. Visualizza i risultati completi qui.
- *Questo report fornisce un esempio di quando il rincaro delle materie prime (ad esempio la soia, un'importante coltura per la produzione di mangimi) spinge l'espansione dell'agricoltura nel Sud del mondo (ad esempio in Brasile), aumentando il valore dei terreni e portando al disboscamento della vegetazione autoctona, all'appropriazione dei terreni delle comunità rurali, all'aumento della povertà e della fame