05/01/2015
Philip Lymmbery, CEO di CIWF International, visita alcuni abitanti di un villaggio cinese, che si sono visti sottrarre le proprie terre da un allevamento intensivo di suini.
"Questo è l’allevamento intensivo, e questo è quello che non vogliono che vediate."
Ondeggiando scomodamente nella parte alta di una cuccetta in un vagone letto, le ore sono scivolate via lentamente.
Il sonno non è arrivato facilmente, con il jetlag e la grande novità di un treno affollato in un altro Paese. Avevamo preso il treno notturno da Beijing a Nanyang; un viaggio di 12 ore.
Arrivata la mattina, ho guardato fuori dal finestrino; miglia e miglia di campi di granturco. Scorrevano senza fine lungo l’intero tracciato della linea ferroviaria, destinati probabilmente a diventare mangime per animali o biocarburanti. Ero colpito da quanta terra sembrava essere destinata a coprire il fabbisogno degli animali da allevamento e delle macchine invece che quello delle persone.
Abbiamo poi guidato fra le strade trafficate di Nanyang. Uno scooter si è accostato a fianco con un cagnolino pechinese ai piedi del guidatore. Un secondo scooter ci è sfrecciato davanti, questa volta con dei polli appesi per le gambe come se fossero una borsa fatta di piume. Un grande cane nero giaceva sdraiato dentro una gabbia, immobile, fuori da un ristorante, mentre il mondo gli si affaccenda vicino.
Finalmente abbiamo abbandonato il traffico cittadino per la strada aperta. La grigia e nebbiosa foschia di Beijing ci aveva seguito; così come le miglia e miglia di campi di mais; interrotti visivamente solo da poco più di un paio di nidi di cicogna appoggiati come sciatti copertoni ai pali del telefono.
Siamo arrivati alla nostra destinazione; un piccolo villaggio a fianco di un mega allevamento di maiali. Ero impaziente di sentire com’era vivere così vicino a così tanti maiali. Paesani dall’aria curiosa affluivano; questo è quello che abbiamo trovato…
Autore: Philip Lymbery, Direttore di CIWF International