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Ogni giorno, i pesci allevati o pescati vengono trattati e macellati in maniera crudele. Lontano dagli occhi delle persone, i pesci soffrono negli allevamenti intensivi e dopo essere stati pescati.

Al momento dell’acquisto presso supermercati e ristoranti di prodotti ittici maggiormente tutelati, sono in molti ad affidarsi alle informazioni riportate dalle cinque maggiori etichette di certificazione disponibili.

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Qual è il vero significato delle etichette del pesce?

L’indagine condotta da Compassion in merito agli standard di benessere applicati da queste certificazioni ha però evidenziato un grave problema: potrebbero non proteggere i pesci da molti tipi di sofferenza. Tanti vivono in condizioni miserabili, stipati in gabbie e vasche sovraffollate. Altri devono sopportare morti dolorose e prolungate.

Tra le pratiche consentite da alcune delle iniziative citiamo:

  • fino a 14 giorni di digiuno;
  • sovraffollamento in vasche  o gabbie marine;
  • macellazione con un processo estremamente lento e doloroso senza un adeguato stordimento
  • abbattimento delle foche selvatiche e ferimento di delfini.

Come gli altri animali, i pesci sono esseri complessi dotati di emozioni, che soffrono e provano dolore. Ciononostante, continuano a soffrire nel silenzio assordante dell’indifferenza. I pesci non possono far sentire la propria voce e per questo dobbiamo farci noi portavoce della loro sofferenza.

Queste certificazioni si concentrano sulla sostenibilità dello stock ittico e dell’ambiente, chiaramente cause importanti, ma potrebbero impegnarsi di più anche per la protezione del benessere dei pesci. Al momento, alcune prendono poco o nulla in considerazione questo aspetto, quando invece dovrebbero assolutamente fare di più per i pesci che certificano.

Compassion ha analizzato e confrontato gli standard applicati dalle varie certificazioni con otto criteri chiave, tra cui la privazione di cibo, l’abbattimento di fauna selvatica e la macellazione lunga e dolorosa inflitta ai pesci, in modo da evidenziare le aree dove è fondamentale apportare cambiamenti drastici. Nella seguente tabella riportiamo il livello di protezione e benessere garantito da ciascuna certificazione. Per ulteriori dettagli relativi alle certificazioni e ai criteri di benessere, consulta il testo riportato dopo la tabella.

La tabella mostra otto criteri di benessere.

Scopri di più su queste certificazioni

Gli standard per ciascun criterio variano a seconda degli schemi. Clicca sulle caselle per scoprire cosa consente effettivamente ogni schema.

Marine Stewardship Council

Marine Stewardship Council

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Marine Stewardship Council è il più grande certificatore di pescato del mondo. Al momento, certifica fino al 12% dei prodotti ittici pescati di tutto il mondo. MSC utilizza il proprio programma di certificazione per riconoscere e premiare le pratiche di pesca sostenibile, influenzando la scelta dei consumatori all’acquisto di prodotti ittici.

MSC ci ha comunicato che per il momento non è interessata a risolvere i gravi problemi riguardanti il benessere del pesce pescato in natura. Nessuna certificazione che voglia considerarsi responsabile dovrebbe apporre il proprio marchio su prodotti ittici derivanti da morti atroci e disumane. Perfino degli investimenti minimi in questo settore apporterebbero cambiamenti significativi alle vite di moltissimi pesci e MSC dovrebbe svolgere un ruolo di punta nell’adozione di misure simili.

Riduzione della sofferenza al momento della pesca?

No, la certificazione MSC non assicura che i metodi di pesca e di trasporto a bordo proteggano in alcun modo il benessere dei pesci. Non esistono restrizioni in merito al tipo di metodi di pesca utilizzati o alla durata del processo: per i pesci questo si traduce in alti livelli di sofferenza per periodi prolungati.

Macellazione rapida e indolore?

No, la certificazione MSC non richiede la macellazione dignitosa dei pesci che vengono poi certificati. La maggior parte del pescato muore per soffocamento, per le ferite riportate durante la cattura o per svisceramento mentre è ancora in vita.

Friends of the Sea

Friends of the Sea

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La certificazione di Friend of the Sea (FOS) copre l’1% del pesce allevato a livello mondiale, il che equivale a centinaia di milioni di pesci ogni anno. La FOS ha anche sviluppato uno standard per la pesca sostenibile – pesce pescato in natura – in risposta alle pratiche di pesca insostenibili e al sovrasfruttamento che minacciano la salute dei nostri oceani e l’accesso alle risorse marine da parte delle generazioni future. La FOS ha recentemente stabilito 24 standard di benessere dei pesci-specifici per ogni specie, che includono raccomandazioni per gli arricchimenti ambientali, requisiti obbligatori per una macellazione che comporti minor sofferenza possibile e un limite ai periodi di privazione del cibo.

Spazio sufficiente affinché i pesci possano nuotare?

La FOS ha stabilito densità massime di allevamento per 24 specie ittiche. Tuttavia, alcune delle densità raccomandate sono più alte di quelle consigliate da CIWF per queste specie.

Miglioramenti nella riduzione dell’impiego di antibiotici?

La FOS ha adottato alcune misure per ridurre l'uso di antibiotici negli allevamenti certificati; non consente agli allevamenti di utilizzare gli antibiotici come misura preventiva per le malattie e come promotori della crescita, riducendo così il rischio di resistenza agli antibiotici. Tuttavia, i loro standard non prevedono un divieto di utilizzo di antibiotici classificati come di importanza critica per la medicina umana dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Divieto per gli allevatori di nuocere alla fauna selvatica, come delfini e foche?

La FOS prevede un piano di controllo dei predatori nei loro standard che include il divieto di uccidere le specie in via di estinzione, che tuttavia non si estende all’uccisione o il ferimento di specie non in via di estinzione, come le foche e la maggior parte dei delfini e delle balene.

Impiego minimo di tecniche di digiuno?

La FOS precisa un limite massimo di tempo in cui può essere negato cibo ai pesci allevati. Tuttavia, il tempo stabilito dalla FOS è superiore a quello raccomandato da CIWF.

I pesci possono esprimere i propri comportamenti naturali?

 La FOS raccomanda di fornire arricchimenti ambientali ai pesci allevati. Si tratta di un’iniziativa positiva, poiché gli ambienti spogli degli allevamenti limitano l'espressione dei comportamenti naturali, con conseguenti impatti negativi sulla salute fisica e mentale dei pesci.

Impegni presi per ridurre l'uso dei pesci selvatici come mangimi?

No, la FOS consente di somministrare pesce selvatico ai pesci allevati e non ne incoraggia la riduzione. Richiede solo che il pesce selvatico per l'alimentazione provenga da attività di pesca certificate.

Macellazione rapida e indolore?

Sì, la FOS richiede una macellazione che comporti meno sofferenza possibile ai pesci allevati. I metodi di stordimento, come quello a percussione e quello elettrico, sono richiesti per ogni specie. Inoltre, l’utilizzo della miscela di ghiaccio e acqua, un metodo crudele ma comunemente usato, è vietato dagli standard della FOS.  

Riduzione della sofferenza al momento della pesca?

No, la certificazione di FOS non assicura che i metodi di pesca e di trasporto a bordo proteggano in alcun modo il benessere dei pesci. Non esistono restrizioni in merito al tipo di metodi di pesca utilizzati o alla durata del processo: per i pesci, questo si traduce in alti livelli di sofferenza e morti che si protraggono per oltre un’ora.

Aquaculture Stewardship Council

Aquaculture Stewardship Council

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L’obiettivo di Aquaculture Stewardship Council (ASC) è di rendere l’acquacoltura sempre più socialmente responsabile e sostenibile dal punto di vista ambientale. L’organizzazione si occupa della certificazione dell’1% dei prodotti di allevamento di tutto il mondo, ovvero centinaia di milioni di pesci all’anno.

ASC si è dimostrata disponibile a collaborare con Compassion per introdurre standard che rispettino il benessere dei pesci, ammettendo che la certificazione attualmente esistente non offre garanzie sufficienti. Di fatti, ASC sta attualmente lavorando su un progetto per sviluppare nuovi indicatori di benessere nei propri standard d’allevamento. Compassion continuerà ad affiancare ASC durante questo processo, fondamentale per il miglioramento delle vite dei pesci certificati dall’organizzazione.

Spazio sufficiente affinché i pesci possano nuotare?

No, la certificazione ASC non assicura che i pesci abbiano spazio a sufficienza all’interno degli allevamenti. ASC non richiede agli allevatori di imporre e rispettare un numero massimo di pesci per metro quadro se non per il pangasio - ma anche in questo caso, la soglia è molto più alta rispetto a quella raccomandata da Compassion per garantire una qualità di vita degna per questi pesci.

Miglioramenti nella riduzione dell’impiego di antibiotici?

L'ASC ha adottato misure per ridurre l'utilizzo di antibiotici negli allevamenti certificati. L'ASC non consente agli allevamenti di utilizzare gli antibiotici come misura preventiva o come stimolatori della crescita, riducendo così il rischio di resistenza agli antibiotici. L'ASC vieta inoltre l'uso di antibiotici che l'Organizzazione mondiale della sanità considera di importanza critica per la medicina umana. Tuttavia, l'uso routinario degli antibiotici non è specificamente vietato.

Garanzia dell’incolumità della fauna selvatica?

Non del tutto. L’ASC vieta l'uccisione di specie minacciate o protette, oltre a mammiferi, elasmobranchi, uccelli o rettili (esclusi i parassiti), a esclusione di circostanze eccezionali (situazioni occasionali, ad esempio quando gli animali sono feriti ed è improbabile che si riprendano). Tuttavia, non vietano l'uso di dispositivi acustici di dissuasione (ADD) che possono essere dannosi per la fauna selvatica. Gli ADD sono dispositivi che emettono suoni per allontanare le foche dagli allevamenti ittici. Tuttavia, si teme che gli ADD siano dannosi per i mammiferi marini (compresi delfini e balene), a causa dei potenziali danni all'udito e dell'esclusione dagli habitat marini di cui hanno bisogno per nutrirsi e svolgere altre attività.

Impiego minimo di tecniche di digiuno?

No, ASC non prevede un limite al digiuno imposto ai pesci. Di conseguenza, gli allevatori possono lasciare i pesci senza mangiare per giorni, se non per settimane. Per i pesci, alla sofferenza per la fame si aggiunge la frustrazione, che molto spesso sfocia in comportamenti aggressivi.

I pesci possono esprimere i propri comportamenti naturali?

No, la certificazione ASC non richiede la presenza di un ambiente in cui i pesci possano esprimere i propri comportamenti naturali. L’ambiente sterile degli allevamenti limita l’espressione di questi comportamenti e questo ha ricadute negative sulla salute psicofisica dei pesci.

Impegni presi per ridurre l'uso dei pesci selvatici come mangimi?

Sì, l'ASC sta adottando alcune misure per ridurre la dipendenza dal pesce foraggio pescato. Ad esempio, lo schema incoraggia i produttori a impiegare una percentuale maggiore di farina e olio di pesce da sottoprodotti (ritagli e frattaglie, piuttosto che da pesce foraggio appositamente catturato) e a migliorare l'efficienza dell'alimentazione, stabilendo rapporti massimi di dipendenza dal pesce foraggio (FFDR).

Macellazione rapida e indolore?

Sì, con la nuova revisione dei suoi standard l’ASC richiede una macellazione che comporti la minor sofferenza possibile ai pesci allevati. Ciò renderà obbligatori i metodi di stordimento specie-specifici; gli allevatori hanno a disposizione da zero a sei anni, a seconda della specie, per adeguarsi ai nuovi standard.

Best Aquaculture Practice

Best Aquaculture Practice

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L’obiettivo di Best Aquaculture Practice (BAP) è quello di diventare il più riconosciuto organo di certificazione per pesci di allevamento, riconoscendo e rendendo possibile l’allevamento ittico responsabile in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale mondiale. L’organizzazione si occupa della certificazione dell’1% dei prodotti ittici di allevamento di tutto il mondo, ovvero centinaia di milioni di pesci all’anno.

Sebbene BAP voglia aumentare i propri sforzi volti al miglioramento del benessere animale e abbia aggiornato i propri standard a marzo 2021, rimangono molte lacune da colmare per assicurare una vita dignitosa ai pesci. L’organizzazione deve infatti aggiornare nuovamente e rendere i criteri di benessere applicati molto più stringenti se vuole offrire una certificazione riconosciuta in tutto il mondo.

Spazio sufficiente affinché i pesci possano nuotare?

No, la certificazione BAP non assicura che i pesci abbiano spazio a sufficienza all’interno degli allevamenti. BAP non richiede agli allevatori di imporre e rispettare un numero massimo di pesci per metro quadro se non per il salmone atlantico - ma in questo caso la soglia è molto più alta rispetto a quella raccomandata da Compassion per garantire una qualità di vita degna.

Miglioramenti nella riduzione dell’impiego di antibiotici?

Il BAP ha adottato alcune misure adeguate per ridurre l’uso di antibiotici negli allevamenti certificati. Il BAP non consente agli allevamenti di utilizzare gli antibiotici come misura preventiva sotto sorveglianza veterinaria, una pratica che aumenterebbe il rischio di resistenza agli antibiotici. Inoltre, l'uso di antibiotici come stimolatori della crescita è vietato, ma l’uso sistematico di antibiotici non è specificamente vietato e la somministrazione di antimicrobici che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica come “di importanza critica” per la medicina umana può essere concessa in alcune circostanze.  

Garanzia dell’incolumità della fauna selvatica come foche e delfini?

No, BAP permette agli allevatori di infliggere danno alla fauna selvatica per impedirgli di entrare negli allevamenti. Sebbene BAP suggerisca agli allevatori di utilizzare tecniche non letali per scoraggiare la presenza di fauna selvatica, l’abbattimento degli animali viene concesso quando le altre opzioni non hanno successo. La certificazione permette inoltre l’utilizzo di dispositivi di dissuasione acustici che utilizzano onde sonore dannose al fine di tenere lontani delfini e balene ma che possono danneggiarne in maniera irreversibile l’udito. Tuttavia, richiedono un efficace piano di controllo dei predatori con registrazioni di mortalità, date e specie, e l'uccisione di specie a rischio è vietata.

Impiego minimo di tecniche di digiuno?

No, al momento BAP non indica un limite massimo specifico per la durata del digiuno inflitto ai pesci negli allevamenti. Di conseguenza, gli allevatori possono lasciare i pesci a digiuno per giorni, se non per settimane. Per i pesci, alla sofferenza per la fame si aggiunge la frustrazione, che molto spesso sfocia in comportamenti aggressivi.

I pesci possono esprimere i propri comportamenti naturali?

No, la certificazione BAP non richiede la presenza di un ambiente in cui i pesci possano esprimere i propri comportamenti naturali. L’ambiente sterile degli allevamenti limita l’espressione di questi comportamenti e questo ha ricadute negative sulla salute psicofisica dei pesci.

Impegni presi per ridurre l'uso dei pesci selvatici come mangimi?

Sono presenti delle misure per ridurre l'uso eccessivo di pesce pescato in natura per la produzione di mangimi. BAP consiglia l’utilizzo di scarti di produzione del settore ittico, di ingredienti provenienti da fonti dell’entroterra, di pesce pescato in natura proveniente da pescherie “gestite responsabilmente” e incoraggia la riduzione progressiva dell’uso di questo tipo di mangime. Tuttavia, sono necessarie misure più attive per ridurre la domanda di pesce pescato in natura per il mangime dei pesci allevati.

Macellazione rapida e indolore?

Sebbene la macellazione dignitosa sia un requisito imposto dalla certificazione BAP, lo standard non specifica i metodi per lo stordimento o la macellazione da utilizzare per ciascuna specie. Ogni specie è infatti unica dal punto di vista fisiologico e per questo richiede un metodo di stordimento e macellazione adatto a rendere il processo rapido e indolore. Senza dei requisiti specifici per ogni specie, il rischio è che milioni di pesci possano dover subire morti dolorose e prolungate. Dobbiamo sottolineare che l’esposizione all’anidride carbonica in acqua, metodo di macellazione crudele e prolungato, è proibito.

GlobalG.A.P.

GlobalG.A.P.

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GLOBALG.A.P. è un marchio registrato internazionale il cui obiettivo è la promozione dei migliori standard per la produzione agricola. L’organizzazione si occupa della certificazione del 3% dei prodotti di acquacoltura di tutto il mondo, ovvero centinaia di milioni di pesci all’anno.

GLOBALG.A.P. si è dimostrata estremamente interessata a collaborare con Compassion per migliorare continuamente gli standard relativi al benessere animale, influenzando così positivamente la vita e la macellazione di milioni di pesci ogni anno. Recentemente hanno rivisto i loro standard e introdotto alcuni miglioramenti, come la raccomandazione di utilizzare arricchimenti ambientali per i pesci. Tuttavia, altre questioni importanti richiedono attenzione. Per esempio, il GlobalG.A.P. consente ancora di uccidere i pesci immergendoli in una miscela di ghiaccio senza pre-stordimento. Purtroppo, questa tecnica di macellazione è comune, ma provoca morti lente con notevoli sofferenze per i pesci. Compassion continuerà a lavorare con GLOBALG.A.P. affinché i criteri della certificazione diventino sempre più stringenti e vincolanti per tutte le aziende certificate.

Spazio sufficiente affinché i pesci possano nuotare?

Gli standard GlobalG.A.P. non stabiliscono densità massime specie-specifiche.

Miglioramenti nella riduzione dell’impiego di antibiotici?

GLOBALG.A.P.  ha adottato misure per ridurre l'utilizzo di antibiotici negli allevamenti certificati. GLOBALG.A.P.  non consente agli allevamenti di utilizzare gli antibiotici come misura preventiva o come stimolatori della crescita, riducendo così il rischio di resistenza agli antibiotici. Tuttavia, non proibiscono specificamente l’uso di antibiotici che l’Organizzazione mondiale della sanità classifica come “di importanza critica” per la medicina umana.  

Garanzia dell’incolumità della fauna selvatica come foche e delfini?

No, in alcune circostanze il personale degli allevamenti certificati GLOBALG.A.P. può arrecare danno alla fauna selvatica. Sebbene GLOBALG.A.P. suggerisca agli allevatori di utilizzare tecniche non letali per scoraggiare la presenza di fauna selvatica, l’abbattimento degli animali viene concesso quando le altre opzioni non hanno successo. L’organizzazione richiede però un piano di controllo dei predatori efficace che contenga un registro degli abbattimenti, riportante data dell’incidente e specie abbattuta, e vieta l’uccisione di specie a rischio.

Impiego minimo di tecniche di digiuno?

No, GLOBALG.A.P. non prevede un limite al digiuno imposto ai pesci. Di conseguenza, gli allevatori possono lasciare i pesci a digiuno per giorni, se non per settimane. Per i pesci, alla sofferenza per la fame si aggiunge la frustrazione, che molto spesso sfocia in comportamenti aggressivi.

I pesci possono esprimere i propri comportamenti naturali?

La GLOBALG.A.P. raccomanda arricchimenti ambientali per i pesci allevati, ma non sono obbligatori. Gli ambienti di scarsa qualità degli allevamenti limitano l'espressione dei comportamenti naturali, con conseguenti impatti negativi sulla salute fisica e mentale dei pesci.

Impegni presi per ridurre l'uso dei pesci selvatici come mangimi?

GLOBALG.A.P. non richiede misure per ridurre attivamente la quantità di pesce pescato in natura per i mangimi. Tuttavia, gli standard di GLOBALG.A.P. prevedono che questo tipo di mangime non provenga da pescherie illegali, non regolamentate o non dichiarate. 

Macellazione rapida e indolore?

GLOBALG.A.P. impone metodi di macellazione meno dolorosi dei pesci, con l’utilizzo dello stordimento elettrico o la percussione laddove siano disponibili gli strumenti adatti. Ciononostante, non vengono specificati i metodi di stordimento e macellazione da utilizzare per ciascuna specie e, al momento, GLOBALG.A.P. consente l’impiego di un metodo che comporta una morte dolorosa e prolungata per i pesci, che vengono lasciati soffocare per oltre un’ora in una miscela di ghiaccio e acqua. Ogni specie è unica dal punto di vista fisiologico e per questo richiede un metodo di stordimento e macellazione adatto a rendere il processo rapido e indolore. Senza dei requisiti specie-specifici, il rischio è che milioni di pesci possano dover subire morti dolorose e prolungate.

Cosa significa questo per i pesci

Il focus sulle questioni ambientali lascia miliardi di pesci allevati e pescati nell'ambito di questi schemi con poca o nessuna protezione. Parliamo di esseri senzienti e intelligenti che possono provare sofferenze immense e spesso la loro morte è una lenta agonia.

Chiediamo agli enti certificatori di migliorare il benessere dei pesci e prevenire questa inutile e crudele sofferenza.

Scopri di più sui criteri di benessere

Come avviene negli allevamenti e nelle fattorie di terra, un elevato numero di pesci viene allevato in stabilimenti sommersi. Per massimizzare i profitti, i pesci vengono costretti a vivere stipati in gabbie e vasche marine. Gli allevamenti sono ambienti sterili e sovraffollati, dove i pesci possono fare ben poco oltre a nuotare in cerchio.

Così come avviene negli allevamenti di terra di polli e suini, l’alto numero di esemplari stipati in uno spazio ristretto e limitato ha ricadute importanti sulla qualità di vita dei pesci. Il sovraffollamento può portare a pessima qualità dell’acqua, stress e aggressività.

La qualità dell’acqua è importante per il benessere dei pesci, in quanto limita la presenza di malattie e assicura una quantità di ossigeno sufficiente affinché i pesci possano respirare bene. I rifiuti prodotti dai pesci vengono rilasciati nell’acqua circostante e, quando lo spazio a disposizione è limitato, prodotti dannosi come l’ammoniaca possono raggiungere concentrazioni pericolose. La conseguente scarsa qualità dell’acqua può influenzare negativamente il benessere dei pesci, che hanno inoltre bisogno di abbastanza spazio per poter nuotare e comportarsi normalmente. Avere la possibilità di scegliere dove nuotare nella vasca in base alla temperatura o alla luce presenti è un fattore essenziale per aumentare la qualità di vita di un pesce, che non viene però garantito quando aumenta la densità di popolazione delle vasche e delle gabbie. È stato inoltre dimostrato che i pesci possono riportare bruciature e ustioni dovute all’esposizione al sole, in quanto sono obbligati a rimanere troppo vicino alla superficie dell’acqua.

Gli antibiotici vengono spesso aggiunti direttamente al mangime utilizzato in modo da prevenire la diffusione delle malattie più comuni in condizioni di allevamento intensivo.

Dato l’enorme numero di pesci raggruppati, risulta infatti impossibile eseguire diagnosi, separazione e trattamento a livello individuale. Come avviene per gli animali negli allevamenti di terra, l’utilizzo di mangimi contenenti antibiotici somministrati preventivamente comporta dei problemi e lo stesso vale per il trattamento di interi gruppi di animali quando in realtà solo alcuni di essi sono ammalati. Tale impiego di antibiotici permette ai pesci di sopravvivere in condizioni di sovraffollamento e sporcizia ma non dovrebbe rappresentare un’alternativa a tecniche di allevamento e pulizia adeguate.

Quando gli antibiotici vengono somministrati in ambienti aperti, come le gabbie marine, possono inoltre disperdersi al di fuori dell’ambiente circoscritto dell’allevamento. Alcuni studi scientifici hanno infatti confermato la presenza di materiale genetico associato alla resistenza batterica nei sedimenti sottostanti le gabbie marine e a diversi chilometri di distanza dall’allevamento. I microbi sono più predisposti a diventare resistenti agli antibiotici più questi vengono utilizzati: questa pratica mette dunque in pericolo la futura efficacia degli antibiotici, anche per gli umani.

Uccelli, foche, leoni marini, trichechi e lontre sono specie predatrici dei pesci allevati nelle gabbie marine, in vasche su terra ferma o in sistemi di piscicoltura. Anche i delfini, il pesce spada e il tonno pinna blu cacciano i pesci di allevamento, danneggiando le reti di contenimento e facendoli scappare, cibandosene o stressandoli ulteriormente.

Gli allevatori spesso utilizzano misure pericolose o addirittura letali contro questi predatori.

Alcuni impianti utilizzano dispositivi di dissuasione acustici (ADD) per tenere lontane le specie mammifere acquatiche, utilizzando onde sonore di diverse frequenze e suoni per disorientare gli animali in avvicinamento. Altri invece utilizzano pressione acustica con una determinata frequenza per scoraggiare gli animali ad avvicinarsi ulteriormente. Questi dispositivi possono causare danni a lungo termine all’udito di foche, delfini e balene che nuotano nei pressi degli allevamenti. Per questi animali, l’udito è fondamentale per potersi orientare, procacciare cibo e comunicare sott’acqua; le ricadute possono quindi essere chiaramente devastanti.

In alcuni stati europei, gli impianti di pescicoltura sono preda di lontre e castori, che vengono spesso abbattuti nonostante la loro incolumità dovrebbe essere garantita.

Prima di certe procedure che richiedono la gestione e la manipolazione di banchi interi di pesci, come operazioni di trasporto e macellazione, questi devono essere tenuti a digiuno. 

In alcuni casi, il digiuno dura fino a tre giorni e viene considerato necessario per non causare danni ai pesci: lo svuotamento del sistema digerente prima del trasporto si traduce in una riduzione delle escrezioni nell’acqua durante il trasporto e una conseguente migliore qualità di quest’ultima.

Ciononostante, questi digiuni durano regolarmente molto più di quanto necessario, in alcuni casi anche fino a due settimane, semplicemente per aumentare i ricavi dell’allevamento risparmiando sul costo del mangime. Per i pesci, alla sofferenza per la fame si aggiunge la frustrazione di non poter procacciarsi alcun tipo di cibo, che molto spesso sfocia in comportamenti aggressivi.

Gli allevamenti intensivi sono estremamente sterili e diversi dall’habitat naturale dei pesci. Come avviene per altri animali da allevamento, garantire una buona qualità di vita ai pesci richiede la creazione di un ambiente simile a quello naturale, che presenti caratteristiche sufficienti a soddisfarne i bisogni fisici e mentali.

Anche i pesci, infatti, possono soffrire di noia e frustrazione: l’ambiente sterile degli allevamenti ne limita l’espressione di comportamenti naturali e questo ha ricadute negative sulla salute psicofisica dei pesci, afflitti da una noia soffocante e invalidante.

L’arricchimento ambientale comporta una modifica consapevole della complessità dell’habitat per migliorare il benessere dei pesci. Un numero sempre maggiore di studi dimostra i diversi vantaggi che l’arricchimento dell’ambiente dei pesci apporta al loro benessere: una diminuzione dell’aggressività, dell’insorgenza di malattie e ferite, dello stress, del tasso di deformità embrionale e di mortalità, assieme a un miglioramento delle capacità cognitive e d’esplorazione, così come della capacità di procacciarsi cibo.

Tra le modifiche che garantiscono ai pesci un maggiore controllo sul proprio ambiente: citiamo la presenza di ripari (come tubazioni o conchiglie) e di distributori di mangime attivati dai pesci stessi, il cambiamento del colore della vasca e la copertura della vasca per la creazione di una zona d’ombra. In alcuni casi, l’utilizzo di musica ha avuto un effetto positivo sulla crescita dei pesci.

Il mondo sta affrontando una crisi dovuta allo sfruttamento eccessivo della pesca.

L’allevamento ittico è responsabile di molta della pesca industriale che sta privando i nostri mari della propria fauna. Molte delle specie comunemente allevate, come la trota o il salmone, in natura predano altri pesci. In allevamento gli viene dunque dato un mangime che contiene pesce e circa un quarto del pescato viene utilizzato per produrre mangime per altri pesci. Stiamo parlando di cifre che vanno da circa 450 miliardi a un trilione di pesci. In altre parole, possono volerci fino a 350 pesci pescati in natura per allevare una singola trota in cattività: l’allevamento ittico di fatto aumenta la pressione sulle riserve che troviamo in natura.

Questi esemplari vengono macellati in maniera atroce e senza venire storditi e il mangime per i pesci crea ulteriori preoccupazioni per il benessere ittico in generale.

Le attività di pesca vengono svolte principalmente da enormi imbarcazioni industriali. I pesci vengono catturati in banchi, rendendo impossibile la pesca e la macellazione individuale. Molti vengono catturati con reti a strascico, che portano in superficie centinaia di migliaia di pesci alla volta. Durante questo processo i pesci possono rimanere feriti o addirittura morire schiacciati dal resto del banco. I pesci che sopravvivono alla cattura e al trasporto a bordo vengono lasciati soffocare sul ponte oppure sviscerati mentre sono ancora vivi.

I pesci sono esseri senzienti capaci di provare dolore, paura e sofferenza. Una macellazione lenta e dolorosa, senza uno stordimento iniziale, è quindi un processo straziante.

Molti pesci di allevamento vengono uccisi con metodi dolorosi e che causano uno stress elevato all’organismo dei pesci, che possono soffrire per ore e ore prima di morire. Alcuni vengono lasciati morire per asfissia in serbatoi di liquidi melmosi ghiacciati.

Anche i pesci pescati in natura subiscono la stessa morte lenta e dolorosa. Molti dei metodi di cattura possono comportare la morte dei pesci che rimangono schiacciati in mezzo al resto del banco, oppure causare dolore per via del cambio di pressione quando questi vengono strappati dalle profondità dell’oceano per essere portati in superficie o vengono trascinati per giornate intere intrappolati da un amo. I pesci che sopravvivono alla cattura e al trasporto a bordo vengono lasciati soffocare sul ponte oppure sviscerati mentre sono ancora vivi.

Ripensiamo i pesci

Chiediamo agli schemi di certificazione di fare di più per le centinaia di milioni di pesci che certificano. Nel 2020 abbiamo lanciato una campagna per chiedere l’inclusione di standard di benessere animale adeguati nelle certificazioni.

Grazie a oltre 130.000 tra i nostri attivisti e attiviste, che hanno intrapreso ben 450.000 azioni per chiedere migliori standard di benessere per i pesci, abbiamo ottenuto importanti risultati. Ma questo non ci basta. 

Il 4 aprile 2023 abbiamo rilanciato la campagna internazionale, chiedendo a Best Aquaculture Practices – il fanalino di coda nell’ambito del benessere animale – di fare di più per i 500 milioni di pesci che certifica. Gli uffici di Compassion in World Farming da tutto il mondo si daranno il cambio, nei prossimi mesi, per tenere alta la pressione: BAP non potrà ignorarci! 

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