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Quante vite sprecate

News Section Icon Pubblicato 28/08/2013

Le tristi notizie di questi giorni sulla diffusione del virus dell’influenza aviaria in alcuni stabilimenti dell’Emilia Romagna  e sull’abbattimento di centinaia di migliaia di animali devono farci riflettere sui rischi sanitari degli allevamenti industriali su larga scala e sul loro impatto sulle vite degli animali. Purtroppo non vi sono tipi di allevamento che favoriscono o impediscono il rischio di diffusione dell’epidemia. Il virus in questione è trasportato dal vento e dagli uccelli selvatici: in questo caso gli allevamenti all’aperto – di solito meno numerosi per la capacità della struttura - possono risultare più ricettivi ma è anche vero che una volta che il virus entra in un allevamento in gabbia l’impatto è devastante.

Come possiamo limitare quanto più possibile i danni?  Un elemento significativo è la concentrazione di animali per allevamento. Essa determina – in caso di aviaria o di altre epidemie – il numero di animali che si ammaleranno e soprattutto quello degli animali che dovranno essere abbattuti. Infatti sappiamo bene come l’aviaria sia facilmente trasmissibile da animale ad animale e addirittura da allevamento ad allevamento.

Se gli allevamenti adottassero pratiche meno intensive, tra cui una densità ridotta di animali, gli allevatori e le autorità sanitarie sarebbero costretti ad abbattere un numero minore di animali.

In questi giorni assistiamo infatti all'abbattimento di un numero enorme di galline: quante vite sprecate! 

Noi in quanto cittadini possiamo favorire il cambiamento mangiando meno carne e prodotti di origine animale e soprattutto informandoci sulle modalità di produzione e sulla tipologia di allevamento. Scegliere prodotti derivanti da allevamenti più rispettosi del benessere animale significa non solo causare agli animali meno sofferenze ma anche incoraggiare gli investimenti in questo tipo di filiere, in cui gli allevamenti sono generalmente su scala più piccola e oltre a rispettare maggiormente il benessere degli animali creano meno rischi per gli animali stessi, per le persone e per il pianeta.

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