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OMS conferma che la carne lavorata provoca il cancro

News Section Icon Pubblicato 26/10/2015

Ieri l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata per le questioni sanitarie – l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - ha classificato le carni lavorate, come prosciutto e salsicce, come cancerogene per l’uomo, avendo raccolto sufficienti prove che dimostrano come il consumo di carni lavorate possa causare il cancro al colon-retto. Il report rilasciato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS afferma che una porzione di 50 g di carne lavorata consumata quotidianamente (pari a due fette di pancetta) aumenti il rischio di cancro del colon-retto del 18%.


Non è l’unico report che ne parla

Non si tratta di un report isolato. In passato sono stati condotti altri studi che consigliano di ridurre il consumo di carne rossa e carni lavorate a causa dei loro legami con il cancro.
Da tempo Compassion In World Farming ha messo in evidenza gli effetti negativi sulla salute umana della produzione zootecnica intensiva. Gli alti livelli di consumo di carni lavorate o rosse, resi possibili solo dall’agricoltura intensiva, portano a obesità, diabete e malattie cardiache, oltre a causare alcuni tipi di cancro.

 

L’attuale domanda di carne è insostenibile

La produzione zootecnica intensiva ha effetti negativi non solo sulla salute umana, ma anche sull’ l'ambiente e sul benessere degli animali.
Circa i 2/3 degli animali allevati si trovano in allevamenti intensivi, dei sistemi che danno prima di tutto priorità alla produttività, creando enormi quantità di carne, latte e uova apparentemente a buon mercato.

Ma gli allevamenti intensivi hanno un costo. Gli animali vengono trattati come prodotti e sono spesso allevati in gabbia o senza alcuno spazio per muoversi. L’allevamento intensivo utilizza alcune delle risorse più preziose, come i cereali, l’acqua e l’energia. Utilizza antibiotici che hanno conseguenze pesantissime sulla nostra salute in quanto aumentano il rischio che i batteri diventino antibiotico-resistenti.
Con la crescita della popolazione mondiale, che raggiungerà i 10 miliardi nel 2050, l’insostenibile e crescente richiesta di carne ci pone davanti ad una grande minaccia non solo per l’ambiente o la nostra salute, ma per tutto il nostro pianeta.


La causa del cambiamento climatico


Hilal Elver, Relatore Speciale sul diritto al cibo delle Nazioni Unite, ha rilasciato una relazione sul cambiamento climatico in agosto.
Nel report sottolinea che

“L’attuale modello di consumo di carne e di prodotti caseari è una delle maggiori cause del cambiamento climatico e il cambiamento climatico può essere efficacemente affrontato solo riducendo la domanda di questi prodotti”.


E aggiunge:

“I Paesi emergenti devono avere più consapevolezza sulle implicazioni del consumo di carne, mentre i Paesi sviluppati devono dimostrare una forte volontà nel modificare il modello di consumo e evitare di sprecare il cibo.”


Il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è solo l’ultimo di una serie di studi che evidenziano che dobbiamo invertire la rotta per quanto riguarda il consumo di carne e la produzione intensiva di essa. Non solo per porre fine alla sofferenza di miliardi di animali negli allevamenti intensivi o evitare le implicazioni negative dell’agricoltura intensiva sul nostro pianeta, ma anche per proteggere la nostra salute.


Scegliere il benessere animale


I prodotti derivanti da animali allevati rispettando il loro benessere causano molta meno sofferenza. Acquistando questi prodotti si incentivano gli investimenti in sistemi di allevamenti rispettosi degli animali, i quali di solito sono più piccoli e pongono meno rischi per gli animali, le persone e il pianeta. Scopri di più su cosa puoi fare.

 

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