Pubblicato 31/01/2017
Le aziende, italiane e di tutto il mondo, si impegnano nel benessere animale?
È la domanda a cui risponde il Benchmark Globale sul Benessere Animale (Business Benchmark on Farm Animal Welfare), che da 5 anni stila un Benchmark, cioè una valutazione di come il benessere degli animali viene preso in considerazione e comunicato nelle politiche aziendali.
I risultati del Benchmark, realizzato da CIWF e World Animal Protection insieme alla società di investimento Coller Capital, confermano che il benessere animale è un tema sempre più importante nel settore alimentare.
Si tratta di uno strumento importante, l’unico al mondo nel suo genere, creato per permettere agli investitori, alle aziende, alle ONG e ad altri portatori di interesse di conoscere le performance delle aziende alimentari in questo settore. Sul piano finanziario esiste infatti un interesse crescente da parte degli investitori ad utilizzare il parametro del rispetto del benessere animale nell’orientare le proprie decisioni di investimento.
Le aziende vengono classificate su 6 livelli: al livello 1 si posizionano le aziende leader per l’importanza data alla definizione di obiettivi e alla loro comunicazione in tema di benessere animale, mentre al livello 6 le aziende che non hanno inserito il benessere animale nella loro agenda.
Le aziende italiane che spiccano per comunicazione e trasparenza sono Barilla, che conferma la sua posizione al terzo livello, e Ferrero, che quest’anno sale di un livello, dal quarto al terzo, arrivando al fianco di Barilla. Nel terzo livello si trovano le aziende che hanno una posizione consolidata in tema di benessere animale. Entrambe le aziende si distinguono per la loro comunicazione specifica e trasparente in tema di benessere animale, comprese la definizione di obiettivi concreti e la comunicazione dei risultati raggiunti.
Camst, la prima azienda italiana del settore della ristorazione a definire una policy aziendale sul benessere degli animali negli allevamenti che la riforniscono, sale quest’anno al livello 5, che raggruppa le aziende che hanno inserito in agenda il benessere animale, ma possono fornire ancora poche evidenze della sua implementazione. Il gruppo Veronesi resta stabile nel 5 livello.
Ma c’è anche chi retrocede: il Gruppo Cremonini, che l’anno scorso si trovava a livello 4, cioè il livello delle aziende che mostrano di voler fare progressi nell’ambito del benessere animale, quest’anno retrocede al livello 5. Autogrill, infine, è l’unica azienda italiana a essere posizionata nel livello 6 della piramide.
Riflettendo sui risultati di quest’anno, Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF ha commentato: “Vedere 2 aziende su 6 che salgono di almeno un gradino rispetto al 2015 e un’altra che si conferma nei livelli più alti del benchmark, è una chiara indicazione di come anche le aziende alimentari italiane stiano considerando il benessere animale. Ci auguriamo che anche le altre intraprendano presto lo stesso percorso.” E aggiunge: “Il mercato sta cambiando rapidamente con la crescente domanda di prodotti maggiormente rispettosi del benessere animale da parte dei consumatori, i legislatori che iniziano a introdurre regole più severe su temi come il consumo di antibiotici e gli investitori che guidano il cambiamento nel settore alimentare.”