Pubblicato 01/10/2019
Ogni anno, vengono prodotte 52 milioni di tonnellate di pesce (48-160 miliardi di pesci) negli allevamenti di tutto il mondo. Sia i pesci selvaggi durante le operazioni della pesca sia i pesci allevati sono sottoposti a pratiche dolorose e crudeli. Il pesce selvaggio viene pescato (eccessivamente) per produrre farina e olio di pesce, destinati all’alimentazione di pesci e altri animali allevati. L’uso di questi prodotti, la domanda crescente di pesce e l’impoverimento delle risorse ittiche sono tutti elementi che favoriscono l'ascesa dell'acquacoltura intensiva, in cui i pesci vengono tenuti in sistemi che sono essenzialmente allevamenti subacquei.
Pesca intensiva e benessere animale
Quando si considerano le conseguenze negative dell'utilizzo di pesci selvatici catturati in natura per produrre farina e olio di pesce, non si deve trascurare l'enorme impatto che queste industrie hanno sul benessere degli animali. Il benessere animale è una questione importante perché tutti i pesci – anche i piccoli “pesci foraggio” (o “pesci preda”, principalmente sardine, acciughe e krill, che nutrono pesci più grandi) – sono animali senzienti in grado di provare dolore ed emozioni: sono quindi in grado di provare sofferenza. La capacità dei pesci di provare dolore (di cui ci sono prove scientifiche basate su studi fisiologici, comportamentali e neuroanatomici) dovrebbe essere tenuta in considerazione quando si tratta di allevamento e pesca. La legislazione internazionale riconosce i pesci come esseri senzienti; tuttavia, la protezione offerta dalla legislazione attuale ai pesci è debole e poco applicata.
I pesci sono registrati solo per il loro tonnellaggio (il volume del pescato misurato in tonnellate), il che rende difficile immaginare il numero di animali catturati per produrre farina e olio di pesce. Tuttavia, sulla base dei dati della FAO sui tonnellaggi di pesca di cattura, insieme ai pesi medi stimati per le specie ittiche, si ritiene che siano 0,5-1 trilioni – una quantità incredibile e infinita – i pesci catturati ogni anno destinati a essere ridotti a ingredienti per l'alimentazione degli animali da allevamento – principalmente i loro consimili allevati (ovvero pesci da allevamento), ma anche suini e polli.
I pesci catturati in natura per consumo umano diretto o indiretto (per diventare farina e olio di pesce usati per alimentare animali d'allevamento) soffrono immensamente durante i processi di cattura, scarico e macellazione. Secondo i metodi della pesca industriale, il pesce “foraggio” viene catturato in enormi quantità. Al momento della cattura, in centinaia di migliaia – ad esempio, con reti particolari come sciabiche o senne – gli animali vengono ammassati quindi fortemente compressi mentre vengono trascinati verso la superficie dell'acqua. I pesci così subiscono lesioni (abrasioni fisiche, compressione, scoppio degli organi interni a causa di improvvisi sbalzi di pressione, etc.) e stress estremo. Una parte significativa muore, schiacciata sotto il peso di altri pesci nelle reti. Per i pesci che sopravvivono alla cattura e allo scarico (dopo essere stati trasportati a bordo della nave), di solito non esiste un metodo di macellazione; vengono semplicemente lasciati asfissiare o muoiono durante la cosiddetta “lavorazione”. Esiste anche il problema della cattura accidentale di altre specie: mammiferi e uccelli, che muoiono di una morte lenta, o vengono liberati ma con ferite.
Acquacoltura e benessere animale
Nell'acquacoltura, densità di allevamento elevate sono la norma e i pesci sono tenuti in ambienti sterili (gabbie spoglie, sistemi a flusso continuo, etc.) che offrono una complessità ambientale molto ridotta. Allevare i pesci in questo modo può provocare negli animali forte stress, aggressività e conseguenti ferite, e un aumento del rischio di trasmissione di malattie. I pesci sono spesso sottoposti a trattamenti estremamente stressanti (ad esempio trattamenti meccanici per rimuovere i pidocchi dal salmone, che implicano scarso benessere e morte in massa), che comportano il prelievo dei pesci dall'acqua (ad es. in caso di trattamenti antiparassitari e di estrazione delle uova dalle femmine).
La stragrande maggioranza dei pesci allevati in tutto il mondo viene uccisa tramite pratiche di macellazione disumane. Comunemente, i pesci vengono uccisi per asfissia nell'aria o per sospensione nel ghiaccio o esposizione ad anidride carbonica; in alternativa, possono morire durante il processo di sventramento ed elaborazione. La perdita di coscienza e morte con questi metodi non è rapida e la sofferenza è prolungata in modo inaccettabile. I pesci dovrebbero essere storditi prima di essere uccisi per evitare che provino dolore e sofferenza. Sono disponibili metodi di stordimento (come quello elettrico o percussivo) che possono consentire una macellazione meno dolorosa per alcune specie, ma purtroppo c’è ancora molto da fare per raggiungere un’ampia adozione di questi metodi da parte dell'industria.
Quale benessere per i pesci?
L'aumento dell'acquacoltura globale sta compromettendo il futuro delle popolazioni di pesci “foraggio”, che svolgono un ruolo chiave nell'ambiente marino. Il benessere animale negli allevamenti ittici è un grave problema e sta iniziando a ricevere maggiore attenzione dalla ricerca, dalla politica e nei media. Tuttavia, il benessere dei pesci selvaggi catturati in natura destinati all'alimentazione dei pesci allevati viene spesso trascurato. Insieme, queste industrie provocano immense sofferenze per un numero infinito di animali.
Tutte le informazioni sono tratte da questo report pubblicato nell'aprile 2019 da Changing Markets Foundation e Compassion in World Farming