Pubblicato 23/04/2020
Giornalisti e programmi televisivi, su canali nazionali, hanno recentemente investigato alcune disfunzioni del nostro sistema alimentare globalizzato e le connessioni esistenti fra l’emergere crescente di nuove zoonosi potenzialmente epidemiche, l’allevamento intensivo, la perdita di biodiversità e la sostenibilità ambientale.
Si tratta di temi complessi e collegamenti non sempre immediati che l’opinione pubblica sta iniziando a comprendere e decifrare grazie e soprattutto al dibattito attivato dai media. Professionisti come Sabrina Giannini, Mario Tozzi, Luca Chianca e Sigfrido Ranucci sono stati fortemente criticati per le loro inchieste proprio dall’industria della carne, e CIWF insieme ad altre sette Associazioni ha voluto esprimere solidarietà e appoggio al loro lavoro, in difesa della libertà di stampa, attraverso una lettera aperta inviata ieri al Consiglio d’Amministrazione della Rai e al Presidente Marcello Foa, che si trova nella sua versione integrale anche nel comunicato stampa condiviso.
Apertura e dialogo. Le basi per il futuro post Covid-19
A mettere in guardia su quanto deforestazione e allevamento intensivo abbiano reso negli anni più facile il passaggio di specie delle malattie, creando a volte pericolose epidemie, non sono state organizzazioni internazionali e ricercatori dei principali istituti scientifici di tutto il mondo.
Questo è il momento per porre le basi per un dialogo costruttivo perché è necessario ripensare il nostro sistema di produzione del cibo per fare in modo che emergenze di questo tipo abbiano minore possibilità di ripetersi in futuro. Non possiamo pensare al Coronavirus come un fenomeno isolato che, semplicemente, è accaduto. Mai come oggi abbiamo compreso come l’essere umano sia parte di un sistema più complesso e, soprattutto, interconnesso.
Tutto è connesso
Se non inizieremo a considerare il mondo come un unico sistema complesso di cui l’essere umano è parte integrante, gli effetti del nostro stile di vita continueranno a ricadere prepotentemente anche sulla nostra salute.
L’allevamento intensivo di miliardi di animali, in gabbie strettissime o in capannoni ad altissime densità, aumenta il rischio di diffusione di malattie per tutti. Non si tratta solo di un sistema di allevamento disumano, si tratta anche di un sistema non salutare, basti pensare all’emergere di superbatteri resistenti agli antibiotici, che rendono inefficaci i nostri farmaci.
L’emergenza Covid-19 ha mostrato la fragilità del nostro sistema alimentare globalizzato e la necessità di crearne uno più resiliente, per diminuire il rischio di nuove pandemie. Noi esseri umani possiamo avere un compito importante: proteggere l’ambiente, tutelare la biodiversità e attuare una significativa riduzione della produzione e del consumo di carne e di prodotti di origine animale sono azioni necessarie per indirizzare il cambiamento verso una produzione del cibo sostenibile e accessibile a tutti.