L’UE rischia di classificare l’allevamento intensivo come un investimento sostenibile
Pubblicato 08/02/2021
All'inizio di quest'anno l'UE ha adottato il Regolamento sulla tassonomia (Taxonomy Regulation) che stabilisce un sistema di classificazione per determinare il grado di impatto ambientale e la sostenibilità di un'attività economica. L’obiettivo è di avere un parametro di riferimento per stabilire il grado di sostenibilità ambientale di un investimento realizzato all'interno dell'Ue.
La cattiva notizia è che il testo attualmente non contiene nessun passaggio che suggerisca che l’allevamento intensivo è insostenibile, nonostante i significativi danni ambientali che questo sistema produce.
Per questo noi di Compassion in World Farming abbiamo messo in atto una serie di azioni per chiedere alla Commissione di modificare il progetto di atto delegato chiarendo che l'allevamento intensivo non può essere considerato un'attività sostenibile.
Regolamento sulla tassonomia: perché è così importante
Il Regolamento sulla tassonomia incarica la Commissione europea di stabilire criteri dettagliati per determinare se un'attività economica si qualifica come sostenibile dal punto di vista ambientale. Questi criteri saranno stabiliti attraverso atti delegati.
Il regolamento prevede che per qualificarsi come sostenibile dal punto di vista ambientale un'attività economica deve, oltre a non danneggiarli, contribuire a uno o più dei sei obiettivi ambientali delineati nell’articolo 9 del regolamento:
- Mitigazione del cambiamento climatico
- Adattamento al cambiamento climatico
- Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
- Transizione verso un'economia circolare
- Prevenzione e controllo dell'inquinamento
- Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi
Questo documento creerà un linguaggio comune, un punto di riferimento che gli investitori potranno utilizzare quando destineranno fondi in progetti e attività economiche che hanno un impatto sostanziale sul clima e sull'ambiente.
Se l’atto delegato non chiarisce che l'allevamento intensivo è ins ostenibile, si continuerà a investire denaro nell'espansione degli allevamenti intensivi, aumentando la loro produzione e sviluppandone di nuovi.
Questo influenzerà non solo il modo in cui le istituzioni finanziarie considerano l’allevamento intensivo, ma anche il modo in cui questa industria viene percepita nel dibattito generale sulla sostenibilità e sul clima.
L’allevamento intensivo deve essere dichiarato insostenibile
Dal momento in cui l’atto delegato è stato reso pubblico, Compassion In World Farming ha iniziato a fare pressione sulla Commissione europea per chiedere di modificare il progetto in modo tale che sia in linea con il Green Deal europeo: deve essere riconosciuto che l'allevamento intensivo causa danni significativi e quindi non può assolutamente essere considerato un'attività sostenibile.
- Abbiamo organizzato un Twitterstorm internazionale chiedendo ai Commissari europei di favorire il superamento dell’allevamento intensivo classificandolo come insostenibile;
- Abbiamo contribuito a lasciare sulla piattaforma ufficiale della Commissione più di 46.000 commenti, grazie alla partecipazione di migliaia dei nostri sostenitori che hanno unito le loro voci alla protesta e hanno scritto a chiare lettere che il sistema intensivo non è un sistema sostenibile;
- Insieme ad altre 130 organizzazioni abbiamo mandato un messaggio chiaro alla Commissione europea delineando dieci priorità per la tassonomia del clima;
- Abbiamo ottenuto un incontro con la direzione generale della Stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali (DG FISMA);
- Abbiamo inviato una lettera congiunta chiedendo di classificare l’allevamento intensivo come pratica insostenibile. La lettera è stata sottoscritta anche da 5 visionari CIWF tra cui Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, e Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e ambasciatore FAO per il progetto Zero Hunger.
L'allevamento intensivo genera un effetto a catena in grado di distruggere l'ambiente
Ad oggi, il progetto di atto delegato non riconosce in alcun modo che l'allevamento intensivo danneggia gli obiettivi del regolamento su acqua, inquinamento e biodiversità. Questo perché l'atto delegato non prende in considerazione il degrado ambientale indiretto causato dalla produzione di cereali per l'alimentazione degli animali allevati intensivamente.
Gli animali allevati vivono in capannoni affollati e per produrre i loro mangimi sono messe a coltivazione aree enormi, dove fertilizzanti artificiali tossici e pesticidi chimici stanno uccidendo la fauna selvatica e avvelenando le nostre acque. Negli ultimi 50 anni, dalla diffusione di massa del sistema intensivo, il mondo ha perso più di due terzi della sua fauna selvatica.
L'allevamento intensivo è una minaccia per l'ambiente e per la nostra salute oltre ad essere un sistema crudele nei confronti degli animali.
Peter Stevenson, Chief Policy Advisor di CIWF, ha dichiarato:
Sono scioccato dal fatto che la Commissione europea intenda classificare l'allevamento intensivo come "sostenibile". Ho avuto un incontro con il gabinetto della Commissaria McGuinness e ho spiegato che il loro piano porterà le banche e gli investitori ad aumentare i finanziamenti destinati all'allevamento intensivo sia in occidente che nei Paesi in via di sviluppo. Ho fatto notare che l'enorme domanda di cereali destinata agli animali allevati ha alimentato l'intensificazione della produzione di colture che, con i suoi agro-chimici e le monocolture, ha portato al degrado del suolo, all'inquinamento delle acque e alla perdita di biodiversità. Temo che la Commissione non cambierà idea senza una grande pressione da parte dell'opinione pubblica.
L'atto delegato ci dà la possibilità di classificare una volta per tutte l'allevamento industriale come una pratica insostenibile, che causa danni ambientali enormi al suolo, all'acqua, alla qualità dell'aria e alla biodiversità.
Per continuare a fare pressione, seguite i nostri canali social Facebook e Twitter e aiutateci a diffondere questo messaggio: nel futuro verde di cui tutti abbiamo bisogno, l'allevamento intensivo non può e non deve essere considerato un'attività sostenibile in cui investire.