È ufficiale: a poche decine di metri dal Parco Regionale dei Colli Euganei rischia di nascere uno dei più grandi allevamenti di galline ovaiole d’Europa.
Il TAR del Veneto, in attesa di decidere il merito del ricorso, non ha sospeso il provvedimento autorizzatorio, respingendo l’istanza del Comitato popolare “Lasciateci respirare” e di un gruppo di privati cittadini che chiedeva di sospendere i lavori di ampliamento dell’allevamento. L’espansione prevede di passare da circa 800.000 a circa 1.300.000 galline ovaiole.
Le 800.000 galline sono purtroppo allevate in gabbia, cioè in spazi ristretti e in condizioni che limitano gravemente la possibilità degli animali di muoversi e di esprimere i propri comportamenti naturali. Sarebbe stato opportuno, visto che i consumatori e le aziende alimentari sono sempre più attenti al benessere animale e preferiscono prodotti cage free, investire in una conversione a sistemi senza gabbie dell’allevamento esistente, piuttosto che aumentare il numero di animali allevati.
Un’espansione InSOStenibile per tutti: persone, ambiente e animali
Non è la prima volta che incontriamo il Comitato di Lozzo Atestino e ascoltiamo la loro preoccupazione per i disagi che l’allevamento intensivo sta causando sul territorio. A ottobre 2020 siamo andati a vedere con i nostri occhi cosa significa vivere vicino a un allevamento intensivo e gli impatti che ne conseguono in termini di salute pubblica, ambiente e benessere animale. Purtroppo, da ottobre a oggi gli sforzi compiuti dalle associazioni non hanno ancora dato i risultati sperati e questa prima decisione del TAR del Veneto ne è la riprova.
Il Comitato “Lasciateci respirare” dopo aver appreso la notizia ha dichiarato:
Qui sono in gioco la salute e la qualità della vita di migliaia di persone, ponendo una grande ipoteca per il futuro di un intero territorio
Gli allevamenti intensivi non sono solamente luoghi di terribile sofferenza per gli animali ma hanno un impatto significativo anche sul territorio in cui si trovano e sulla qualità di vita delle persone che lo abitano.
Un allevamento di 1.300.000 galline rappresenta, di fatto, un possibile ostacolo alla garanzia del benessere diffuso in questo territorio, oltre a una possibile causa di perdita di valore naturalistico – per la cementificazione e il disboscamento – e una sicura consistente perdita del valore immobiliare delle abitazioni.
Allevamento intensivo. Un vicino di casa ingombrante
La presenza di un allevamento intensivo così vicino a un centro abitato aumenta il rischio per la popolazione in termini di emissioni di odori, polveri, gas, oltre all’impatto ambientale negativo in un territorio limitrofo al Parco Regionale dei Colli Euganei.
Piero Cavallini, cittadino di Lozzo Atestino, ha dichiarato:
Sono venuto ad abitare a Lozzo perché è un bel paese. Le abitazioni si sviluppano ai piedi del nostro Monte di San Giuseppe. Venendo da sud, dalla pianura che non finisce mai, il nostro colle è il primo rilievo che conforta la vista. Anche l'aria è buona e il traffico è limitato. Ci si conosce tutti e la vita di comunità è serena anche in tempi così difficili. Proprio partendo da questi presupposti risulta comprensibile la ferma ostilità degli abitanti nei confronti di questo progetto di ampliamento sconsiderato
Un vicino di casa ingombrante, i cui odori arrivano fino in piazza, nel centro del paese e nei pressi delle scuole. Aprire le finestre di casa per cambiare aria, quando ad entrare è solamente la puzza, è un’azione che gli abitanti di Lozzo Atestino fanno sempre meno e presto, con l’ampliamento, da dietro quelle finestre vedranno sparire anche il boschetto vicino, che sarà tagliato per fare spazio ai nuovi capannoni.
Nuovi capannoni che ovviamente vanno illuminati e le cui luci già oggi attirano insetti di ogni tipo che provocano impatti negativi sull’impollinazione delle piante e la cui presenza in numero così massiccio danneggia le colture vicine, già esposte a grande stress a causa delle emissioni di polveri e ammoniaca provenienti dall’allevamento.
Cavallini ha aggiunto:
Quello che sta succedendo in tutto il mondo con la pandemia di Covid ci pone anche un'altra inquietudine relativamente al problema sanitario. L'aviaria non è un fatto successo molti anni fa e in genere tutta la letteratura scientifica è sospettosa nei confronti di agglomerati enormi di polli o galline che possono essere un incubatore perfetto per nuovi attacchi virali
Con l’ampliamento si raggiungerebbero i 600 animali per abitante e il Comitato sta lavorando per fare in modo che questo stravolgimento di equilibri si fermi il prima possibile: già in questi giorni, infatti, il Comitato e i residenti stanno perfezionando il ricorso in appello cautelare al Consiglio di Stato per chiedere di nuovo lo stop dei lavori e salvaguardare la salute delle persone e dell’ambiente.
Segnali di cambiamento
Il signor Cavallini e i cittadini di Lozzo Atestino sono fiduciosi che la loro lotta, coordinata dal Comitato "Lasciateci respirare", contribuirà a far prendere decisioni sagge.
Un segnale incoraggiante è arrivato pochi giorni fa dal nuovo Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani che ha tracciato il senso di quella che dovrebbe essere la transizione verso un sistema alimentare sostenibile, quando ha parlato dell’allevamento intensivo, dei suoi impatti e dell’eccessivo consumo di carne durante la “Conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”.
Le sue dichiarazioni ci fanno ben sperare per una transizione ecologica verso sistemi di allevamento maggiormente sostenibili e ci auguriamo che rappresentino un segnale di cambiamento capace di riflettersi nel minor tempo possibile sui nostri territori e sulle future decisioni che verranno prese a Lozzo Atestino.