Martedì 23 febbraio oltre 140 scienziati hanno inviato una lettera alla Commissione europea dove dichiarano di sostenere pienamente la richiesta di 1,4 milioni di persone che hanno firmato l'Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age che chiede di eliminare gradualmente l’uso di tutte le gabbie negli allevamenti dell’Unione europea.
Tra i firmatari della lettera c'è l'etologa e ambientalista di fama mondiale Jane Goodall, PhD, DBE, Messaggera di pace delle Nazioni Unite e fondatrice del Jane Goodall Institute:
Non c’è dubbio che una vita costretta in una gabbia minuscola sia causa di grande sofferenza
Solo in Italia, il comunicato stampa della Coalizione End The Cage Age che ha dato la notizia è stato condiviso dalle più importanti testate giornalistiche, come il Corriere della Sera a Il Sole 24 ore.
Lo dice anche la scienza: le gabbie infliggono gravi sofferenze agli animali
Le argomentazioni scientifiche contro le gabbie sono chiare: gli animali negli allevamenti europei vivono vite miserabili rinchiusi in piccoli spazi. A molti viene negata l’espressione di importanti e basilari comportamenti naturali, gli animali non sono messi in condizione di vivere una vita degna di essere vissuta.
Esistono metodi di allevamento migliori, dichiarano gli scienziati nella lettera, e per questo chiedono alla Commissione europea di aggiornare la legislazione: l’uso delle gabbie è incompatibile con il Trattato di Lisbona dell’UE che riconosce gli animali come esseri senzienti.
Eppure, oltre 300 milioni di animali all’anno sono allevati in gabbia in tutta Europa. Nella maggior parte dei casi si tratta di ambienti squallidi, angusti dove gli animali non hanno lo spazio per muoversi liberamente. La ricerca scientifica mostra che le gabbie hanno effetti negativi gravi sul benessere degli animali e la lettera chiarisce molto bene quali sono i prossimi passi da percorrere per un graduale abbandono dei sistemi di allevamento in gabbia.
Cosa chiedono gli scienziati nella lettera alla Commissione europea
Gli scienziati hanno descritto, punto per punto, i sistemi da eliminare in favore di metodi di allevamento maggiormente sostenibili, descrivendo con precisione la drammaticità e le problematiche di una vita in gabbia:
- Gabbie "arricchite" per le galline ovaiole - L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) è giunta alla conclusione che nelle gabbie arricchite "il repertorio comportamentale è ancora limitato rispetto ai volatili in sistemi non in gabbia". Il bisogno delle galline di appollaiarsi, razzolare e fare bagni di polvere non può essere adeguatamente soddisfatto nelle gabbie arricchite;
- Gabbie di allattamento per le scrofe - Le scrofe non possono nemmeno girarsi su se stesse e sono private della possibilità di costruire il nido per i piccoli, come farebbero seguendo l’istinto se potessero esprimere i loro comportamenti naturali. Gli studi dimostrano che la mortalità dei suinetti nei recinti da parto liberi possono essere bassi come quelli nelle gabbie o addirittura inferiori;
- Gabbie di gestazione per le scrofe - La regolamentazione dell'UE sulle gabbie di gestazione permette ancora di usarle per le prime quattro settimane di gravidanza. Ciò deriva dalle preoccupazioni che la vicinanza tra scrofe all'inizio della gestazione possa danneggiare il processo di gravidanza. Tuttavia, diversi studi non hanno riscontrato effetti negativi della convivenza sulle prestazioni riproduttive;
- Pollastre (giovani galline prima che inizino a deporre le uova) e galline ovaiole riproduttrici e polli da carne riproduttori - Attualmente non c'è alcuna restrizione per gli allevamenti che tengono questi uccelli in gabbie di batteria o arricchite. L'uso di entrambi i tipi di gabbie dovrebbe essere gradualmente eliminato;
- Gabbie per conigli - Quasi tutti i conigli nell'UE sono rinchiusi in gabbie sterili e sovraffollate senza poter fare praticamente nessun esercizio fisico o essere liberi di esprimere importanti comportamenti naturali come scavare, nascondersi e andare in cerca di cibo. Questo può portare a un immenso stress e a comportamenti anormali;
- Gabbie per quaglie, anatre e oche - Almeno 143 milioni di quaglie vengono allevate ogni anno nell'UE in sistemi in gabbia, quando invece sono possibili alternative come sistemi in stalla e a pascolo libero. Il Consiglio europeo si è già espresso negativamente sull'uso delle gabbie ma le anatre e le oche allevate per il foie gras continuano a essere tenute in piccole gabbie per le ultime due settimane di vita, mentre vengono alimentate a forza;
- Recinti individuali per i vitelli - Alcuni allevatori rinchiudono i vitelli in recinti individuali credendo che questo riduca il rischio di malattie, ma la ricerca indica che bassi livelli di malattia possono essere raggiunti nei vitelli tenuti in piccoli gruppi stabili con buone pratiche di gestione, compresi metodi appropriati di alimentazione con il latte (colostro) e una buona igiene, ventilazione, dieta e monitoraggio sanitario.
Si tratta di richieste specifiche basate sull’evidenza scientifica che la Commissione europea non può permettersi di ignorare.
L'abbandono dell'allevamento in gabbia porterebbe un cambiamento epocale nel nostro sistema alimentare e di allevamento a beneficio di centinaia di milioni di animali all'anno, dell’ambiente e della salute umana.
L’evidenza scientifica al fianco di 1,4 milioni di cittadini contro le gabbie
A chiedere un’Europa sostenibile e all’avanguardia non sono solo milioni di cittadini, 170 organizzazioni internazionali che si sono unite per la campagna End The Cage Age e membri del Parlamento europeo di diverse correnti politiche. A chiedere la fine dell’era delle gabbie è anche la scienza che basa la sua richiesta sulla arretratezza di questo sistema di allevamento attraverso indagini, studi e ricerche.
Questa Iniziativa dei cittadini europei è la prima iniziativa di successo per gli animali negli allevamenti ma per poter parlare davvero di successo è necessario che la Commissione europea adotti una legislazione che rifletta i bisogni e le richieste di un nuovo mondo che dobbiamo iniziare a costruire con urgenza non solo per il benessere di milioni di animali, ma anche di milioni di persone e del pianeta.