Di seguito una traduzione dell’articolo "If Fish Had Fur", dal blog del Direttore globale di Compassion in World Farming Philip Lymbery. Qui l'originale.
Quando guardo indietro a trent’anni di progressi sul modo in cui trattiamo gli animali, è incoraggiante vedere come gli atteggiamenti e la comprensione si siano evoluti per richiedere un trattamento migliore.
Sono state adottate nuove leggi per innalzare gli standard. È stata introdotta un'etichettatura che ci permette di scegliere uova da galline non allevate in gabbia. Molte aziende hanno abbandonato prodotti che provengono da polli, maiali e vacche tenuti nelle condizioni più crudeli.
Ma c'è ancora molto altro da fare.
L'allevamento intensivo con tutte le sue crudeltà è ancora tristemente predominante. E tragicamente, un settore in cui il nostro trattamento degli animali è cambiato pochissimo è quello dei pesci.
Ci sono alcuni che riconoscono la necessità di migliorare gli standard di benessere dei pesci e sono informati riguardo alla senzienza di questi animali, sanno come sono in grado di provare dolore e angoscia, ma sono ancora una minoranza.
La silenziosa sofferenza dei pesci selvatici nei nostri oceani e negli allevamenti ittici tende a passare inosservata. Soffrono in silenzio. L'umanità è in gran parte indifferente al loro destino.
La scienza ha dimostrato che i pesci non solo sentono dolore, ma provano anche piacere. Alcune specie hanno dimostrato di avere una memoria a lungo termine. Manifestano abilità di problem solving, e in alcuni casi possono persino servirsi di strumenti.
Ma nonostante siano creature complesse ed emotive, il benessere dei pesci è raramente considerato nella legislazione o negli standard industriali e pratiche come la macellazione senza stordimento sono ancora molto diffuse.
I metodi di macellazione usati in tutto il mondo sono decisamente obsoleti e crudeli. Sebbene i pesci negli allevamenti nel Regno Unito siano storditi prima della macellazione, in gran parte del resto del mondo, la maggior parte dei pesci allevati sono uccisi per asfissia, in un liquido acquoso ghiacciato o usando anidride carbonica in acqua. Il pesce selvatico può anche essere ucciso durante l'eviscerazione e la lavorazione stessa. Nel caso degli squali selvatici, le pinne vengono rimosse quando sono ancora vivi e i loro corpi vengono ributtati nell'oceano dove affondano e muoiono.
Come altri allevamenti intensivi, gli allevamenti ittici comportano un'enorme crudeltà, con gli animali marini tenuti in una reclusione intensiva. Come rivelato in un filmato girato sotto copertura recentemente pubblicato dalla mia organizzazione, Compassion in World Farming, l'industria scozzese dell'allevamento del salmone pullula di questi problemi relativi al benessere, oltre che di gravi problemi di carattere ambientale. In una sola gabbia in mare vengono spesso allevati fino a 50.000 salmoni. Possono soffrire di cataratte che accecano, lesioni alle pinne e alla coda, deformazioni del corpo e spaventose infestazioni di pidocchi di mare e parassiti. Agli attuali livelli di produzione, l'infestazione da pidocchi di mare e altre malattie sono fuori controllo, causando una sofferenza allarmante per i pesci e minacciando inoltre le popolazioni di pesci selvatici.
Non c'è niente di rispettoso e di sostenibile nel rinchiudere specie essenzialmente selvatiche e migratorie come il salmone in allevamenti ittici intensivi. Specialmente quando servono diversi chilogrammi di pesce selvatico come mangime per produrre un solo chilogrammo di salmone allevato. Nulla di tutto ciò si traduce in un sistema di produzione alimentare orientato al futuro. Al contrario, è un altro aspetto dell'allevamento intensivo che deve essere destinato a seguire la stessa strada dei dinosauri. Ecco perché Compassion in World Farming chiede di fermare l'altrimenti inesorabile espansione dell'allevamento del salmone in Scozia e in altre parti del mondo come primo passo per porre fine a questa pratica crudele e dannosa.
Non ho nessun dubbio al riguardo: se i pesci avessero la pelliccia invece delle squame, se urlassero per il dolore e vivessero sulla terraferma, l'umanità avrebbe un legame molto più stretto con loro e, di conseguenza, un maggiore rispetto per il loro benessere e la loro protezione. Dopo tutto poche persone potrebbero guardare un animale terrestre coperto di pelo, con un corpo deforme e poca vista, senza provare qualcosa. Perché è così difficile pensare ai pesci come creature senzienti che formano amicizie, provano emozioni positive e hanno personalità?
È stato enormemente incoraggiante vedere il sostegno pubblico del mondo veterinario britannico, che chiede che le aragoste siano pre-stordite piuttosto che bollite vive mentre sono completamente coscienti.
Questo a seguito di chiare prove scientifiche che dimostrano che le aragoste subiscono un trauma estremo durante il processo di bollitura e che possono impiegare fino a 15 minuti per morire. Il recente e significativo successo del documentario di Netflix My Octopus Teacher ha anche dimostrato che ci sono molti individui che stanno iniziando a riconoscere la sensibilità delle creature oceaniche e solo questa settimana, sempre Netflix ha lanciato un nuovo, acclamato documentario, Seaspiracy, con la promessa che il film trasformerà radicalmente il modo in cui pensiamo e agiamo sulla conservazione degli oceani. Ma sarà così? E cosa servirà per incoraggiare i consumatori e i legislatori a pensare in modo diverso?
In fin dei conti, non si può sfuggire al fatto che i pesci siano la categoria di animali più sfruttata del nostro pianeta. Non possono parlare o mostrare espressioni facciali che riconosciamo come nostre. Forse non pensiamo di avere molto in comune con i pesci, ma in realtà è proprio così. Hanno un cervello, un cuore e un sistema nervoso, sanguinano quando vengono tagliati.
Dobbiamo cogliere l'opportunità del Summit sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite(link) di quest'anno per andare verso un accordo globale che metta fine all'allevamento intensivo di tutti gli animali, anche dei pesci. Per ridefinire il nostro sistema alimentare in direzione di metodi di produzione del cibo rigenerativi, restaurativi e rispettosi della natura.
Per questo, sono onorato di essere stato nominato ‘Champion’ del Network sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite e di rappresentare le organizzazioni per il benessere degli animali e dei pesci in Europa e non solo, come Food Systems Champion in occasione del Summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari del 2021. Non è mai stato così importante per l'umanità, per gli animali, le creature dell'oceano e per tutta la vita sulla Terra, gestire i nostri sistemi alimentari in un modo veramente sostenibile.
Le attuali industrie della pesca e dell'allevamento ittico sono costruite sulla sofferenza degli animali e devono cambiare. Negli anni a venire, l'umanità si guarderà indietro e sarà inorridita dal modo in cui abbiamo trattato i pesci e saccheggiato i nostri oceani.
Non c'è dubbio che man mano che la nostra comprensione delle altre creature andrà evolvendosi, la nostra empatia dovrà estendersi anche a quegli esseri senzienti ricoperti di squame, esattamente come se indossassero una pelliccia.
Per vedere la nostra ultima video-inchiesta "Il vero costo dell’allevamento di salmoni in Scozia" cliccare qui.