Dallo scorso settembre, insieme ad altre organizzazioni, protestiamo contro la bozza di decreto sulla certificazione del benessere animale.
Chiariamo di seguito cosa prevede il decreto e perché è importante fermarne l’approvazione.
6 domande e risposte
1. CHI CERTIFICA COSA?
Il Ministero delle Politiche Agricole insieme con il Ministero della Salute e Accredia, l'unico ente di accreditamento in Italia, hanno avviato un progetto di classificazione degli allevamenti, tramite lo strumento Classyfarm, attraverso il quale si rilasceranno certificazioni di “benessere animale”.
Il relativo decreto avrebbe l’obiettivo di disciplinare la certificazione e l’etichettatura volontaria di prodotti di origine animale che rispettano standard superiori ai requisiti di legge, cosa che però non avverrebbe per come sono delineati i criteri nella bozza attuale.
2. PERCHÉ IL PROGETTO È DI INTERESSE PER I CONSUMATORI?
Il progetto produrrebbe un sistema di etichettatura con bollino corrispondente. Di conseguenza, consentirebbe di apporre un'etichetta “Benessere Animale” sui prodotti provenienti da allevamenti che hanno ottenuto la relativa certificazione.
Il decreto avrebbe dovuto creare chiarezza nei confronti della situazione attuale, che vede il proliferare di etichette e claim sul benessere animale disomogenee nei significati e potenzialmente fuorvianti.
Tuttavia, il progetto non solo non istituisce una certificazione chiara, che indichi i diversi metodi di allevamento differenziando più livelli (non solo due), ma rischia di favorire esso stesso una comunicazione ingannevole tramite un Bollino “Benessere Animale” che non garantisce condizioni di reale miglioramento della vita degli animali.
3. QUALI SPECIE SARANNO CERTIFICATE?
Al momento sono stati presentati solo i criteri per la certificazione dei suini, ma sappiamo che tutte le maggiori specie allevate saranno certificate.
4. QUALI SONO I PUNTI PER NOI INACCETTABILI DELLA CERTIFICAZIONE SUINI?
- GABBIE - Il decreto consentirebbe di certificare come standard superiore un prodotto derivato da un suino proveniente da allevamenti dove le scrofe sono allevate in gabbia. A seguire, lo stesso potrebbe accadere anche per altre specie, come i conigli.
- TAGLIO CODA SUINI - Il decreto consentirebbe di accedere alla certificazione “Benessere Animale” a coloro che ancora tagliano sistematicamente la coda (pratica illegale), concedendo una deroga di 12 mesi per adeguarsi ai requisiti di legge.
- LIVELLI - Il progetto di etichettatura per i suini prevede solo due livelli, corrispondenti a due metodi di allevamento: al coperto e all’aperto. Per consentire una transizione verso migliori standard di benessere è necessario che ci siano più livelli al coperto e venga chiaramente indicato il metodo di allevamento in etichetta.
- ARCO DI VITA CONSIDERATO - La certificazione tiene in considerazione solo gli ultimi mesi di vita degli animali e non l’intero arco di vita. Andrebbe tenuto in considerazione l’intero arco di vita dei suini dalla nascita al macello, compreso il trasporto, soprattutto tenendo in considerazione la gestazione e il parto, per valutare il benessere di scrofe e suinetti.
5. CHE IMPATTO AVREBBE IL PROGETTO SUGLI ANIMALI?
Così come è impostato, il progetto rischia di livellare verso il basso i livelli di benessere animale a causa della scarsissima ambizione dei criteri.
6. IN CHE SENSO SI AGEVOLA UN INGIUSTO UTILIZZO DI FONDI PUBBLICI?
Lo schema di decreto prevede che chi accede alla certificazione abbia accesso prioritario ai fondi della Politica Agricola Comune e del PNRR. Se i criteri resteranno così bassi i fondi saranno ancora una volta destinati ai grandi produttori intensivi, escludendo gli allevatori che lavorano virtuosamente. Si tradirà così la finalità della PAC e del PNRR che avrebbero dovuto fungere da strumenti per l’avvio di una transizione a un sistema agricolo più sostenibile.
Perché è importante battersi per un’etichettatura su più livelli secondo il metodo di allevamento
L’etichettatura può rappresentare uno strumento fondamentale per veicolare ai consumatori informazioni corrette e dare loro la possibilità di fare scelte consapevoli. Allo stesso modo, quando sono presenti più livelli per ogni specie, l’etichettatura diventa uno strumento che accompagna gli allevatori lungo un percorso graduale di miglioramento e aiuta le istituzioni nella distribuzione dei fondi al fine di promuovere un’agricoltura più sostenibile non solo a livello economico, ma anche ambientale e sociale.