Nonostante abbiano avuto tre anni per prepararsi, un nuovo report ha rivelato che è improbabile che gli Stati membri dell'UE siano pronti ad attuare la nuova importante legislazione dell'UE che entrerà in vigore oggi (28 gennaio) che vieta l'uso routinario di antibiotici negli allevamenti.
La normativa, adottata nel 2018, è concepita per interrompere l'uso di routine di antibiotici a cui si ricorre per compensare l'inadeguata zootecnia e la scarsa igiene negli allevamenti intensivi. Tuttavia, un nuovo report pubblicato dall'Alleanza europea per la salute pubblica (EPHA), mostra che molti Stati membri - e il settore zootecnico dell'UE nel suo insieme - non hanno ancora apportato i miglioramenti sanitari e zootecnici necessari per soddisfare questi nuovi standard che sono vitali per preservare la salute umana e animale.
Era post-antibiotica
I pericoli di un uso eccessivo continuato di antibiotici non possono essere sopravvalutati. Le principali autorità, come l'Agenzia europea per i medicinali e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), hanno avvertito che l'uso eccessivo di antibiotici nell'allevamento contribuisce a livelli più elevati di antibiotico-resistenza in alcune infezioni umane. L'OMS ha affermato che: "L’antibiotico-resistenza sta salendo a livelli pericolosamente alti in tutte le parti del mondo... Senza un'azione urgente, ci stiamo dirigendo verso un'era post-antibiotica, in cui infezioni comuni e lievi ferite possono tornare a uccidere".
Se il settore zootecnico non rispetta le nuove normative dell'UE per limitare l'uso di antimicrobici negli animali da allevamento, aumenteremo le probabilità di un futuro in cui le procedure mediche di routine, come interventi di protesi d'anca, chemioterapia oncologica, trapianti di organi e cura dei bambini pretermine diventerebbe molto più pericoloso.
In uso pratiche inadeguate
Sono ancora in uso determinate pratiche che richiedono la somministrazione di antimicrobici agli animali da allevamento, il che chiarisce che il settore dell'allevamento non è preparato alla legislazione. Ad esempio, quando i suinetti vengono svezzati precocemente, spesso soffrono di diarrea che deve essere trattata con un uso sostanziale di antimicrobici. Invece di abbandonare la pratica dello svezzamento precoce, gli allevatori continuano a metterla in atto in tutta Europa, ne consegue che i livelli di uso di antimicrobici non diminuiranno tanto da soddisfare i nuovi standard dell'UE.
I sistemi orientati alla salute sono la soluzione
"I governi devono agire ora per garantire la salute e il benessere futuri sia degli animali che delle persone", ha affermato Peter Stevenson, il nostro Chief Policy Adviser. “Per rispettare questa nuova legislazione, dobbiamo passare a "sistemi orientati alla salute" per l'allevamento degli animali: sistemi in cui la buona salute è inerente al metodo di allevamento piuttosto che essere sostenuta dall'uso sistematico di antimicrobici.
“I sistemi orientati alla salute sono quelli in cui gli animali d'allevamento non subiscono sovraffollamento – che è un fattore di rischio per la diffusione e lo sviluppo di malattie infettive – e in cui gli animali sono messi in grado di esprimere i propri comportamenti naturali, il che diminuisce lo stress, che è un altro fattore di rischio. Questi sistemi non permetterebbero lo svezzamento precoce dei suinetti, poiché ciò aumenta lo stress e renderebbero impossibile l'uso di razze a crescita rapida.
"Dobbiamo ricordare che la salvaguardia della salute pubblica si basa sulla salvaguardia della salute animale, le due sono intrinsecamente legate - e questa legislazione è fondamentale per proteggerle entrambe".