Senza riforme radicali del settore zootecnico, non sarà possibile mettere un freno alla diffusione dell’influenza aviaria e ridurre il rischio di una pandemia umana globale. Lo abbiamo sottolineato oggi in un nuovo report, intitolato Bird flu: Only major farm reforms can end it (Influenza aviaria: solo grandi riforme agricole possono porvi fine).
Il documento sottolinea come, a contrario di quanto si creda, gli uccelli selvatici siano le vittime e non l’origine della malattia, sfuggita a qualsiasi controllo a causa dell’aumento degli allevamenti intensivi.
Una strategia in tre punti
Il report trova sostegno nelle più recenti evidenze scientifiche, ed è rafforzato anche dalle impressionanti immagini di volatili colpiti dall’influenza aviaria in tutto il mondo, condivise da We Animals Media. Nel report, facciamo appello ai governi perché mettano in atto un piano d’azione in tre punti:
- Attuare una vaccinazione di massa dei volatili per rallentare la diffusione.
- Ristrutturare radicalmente l’industria avicola, adottando sistemi che prevedano un minor numero di animali e una minore densità di allevamento, scegliendo razze più robuste ed evitando agglomerati di allevamenti per ridurre il rischio che sorgano e si diffondano ceppi altamente patogeni*.
- Cambiare il sistema di allevamento dei suini, dal momento che i suini allevati intensivamente possono agire come “ospiti intermedi” per creare nuovi virus che colpiscono suini, uccelli ed esseri umani.
Oggi, abbiamo anche scritto al Governo italiano e ad altre autorità in Europa, Regno Unito e Stati Uniti, esortandoli a collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per attuare subito questa strategia.
Milioni di vittime
Sebbene il numero riportato di uccelli selvatici uccisi dall’influenza aviaria si aggiri intorno alle decine di migliaia, si crede che la cifra reale sia molto più alta: si tratterebbe di milioni di esemplari. Fino a pochi anni fa, l’influenza aviaria che circolava fra i volatili selvatici causava loro pochi danni. Il virus, tuttavia, una volta entrato nei capannoni degli allevamenti avicoli intensivi – spesso portato da scarpe, abbigliamento o strumentazione contaminati degli operatori – può evolvere nella pericolosa influenza aviaria altamente patogena (HPAI).
Gli allevamenti intensivi creano le condizioni ideali per la diffusione della malattia – fornendo al virus un costante ricambio di ospiti e permettendo alle infezioni di diffondersi velocemente – e per la comparsa di nuovi ceppi altamente nocivi.
Dal 2021, oltre mezzo miliardo di volatili allevati a scopo alimentare sono morti o sono stati abbattuti a livello globale a causa dell’influenza aviaria. La maggior parte di essi erano polli broiler allevati per la loro carne, ammassati nei capannoni sovraffollati degli allevamenti intensivi, o galline allevate per la produzione di uova, rinchiuse in gabbie della dimensione di un foglio di carta A4.
Una bomba a orologeria
Autore del report e nostro Chief Policy Adviser, Peter Stevenson, ha affermato: “L’influenza aviaria è come una bomba a orologeria. Se non apriamo gli occhi e agiamo prontamente per mettere fine all’allevamento intensivo, non avremo alcuna possibilità di fermare la rapida diffusione di questo virus nel mondo o di ridurre il rischio che si sviluppi una grave pandemia umana.
“Ammassare gli animali negli allevamenti intensivi non è solo del tutto aberrante, ma significa anche creare il terreno ideale perché l’influenza aviaria e altri virus si diffondano e mutino in ceppi più pericolosi. Per questo la nostra campagna END.IT ha come obiettivo mettere fine all’allevamento intensivo e trasformare il nostro sistema alimentare globale per garantire un futuro sano per gli animali, le persone e il pianeta.
“Per affrontare questa malattia sono necessarie tre azioni chiave: la vaccinazione, un’importante riforma del settore avicolo e la fine dell’allevamento intensivo dei suini. I governi di tutto il mondo devono attuare senza indugio questo piano in tre punti. Se non lo faranno, è probabile che altri milioni di uccelli e altri mammiferi soffriranno e moriranno, mentre la salute di milioni di persone potrebbe essere messa in serio pericolo”.
I volatili non sono gli unici animali colpiti dall’influenza aviaria. La patologia si è già diffusa fra i mammiferi, infettando fra le varie specie anche lontre, volpi, delfini, leoni marini, visoni, e cani e gatti domestici. Ha sviluppato l’abilità di diffondersi da un visone all’altro – cosa che in precedenza non era in grado di fare fra i mammiferi. Ciò rende questo virus ancora più pericoloso. Se sviluppasse la stessa capacità di diffondersi fra gli esseri umani, diventerebbe un vero e proprio rischio pandemico.