Inadeguati e fuorvianti, i dati ufficiali sul trasporto di animali vivi in Unione europea mascherano il vero orrore e l’entità del commercio a lunga distanza degli animali allevati a scopo alimentare. Lo abbiamo denunciato insieme a Eurogroup for Animals, svelando la realtà nascosta nelle statistiche UE con un nuovo scioccante report.
La sofferenza nei dati: il report
Il nuovo report – A data dump of suffering: the EU’s long-distance trade in farm animals exposed (La sofferenza nei dati: smascherato il trasporto a lunga distanza di animali vivi nell’UE) – analizza una serie di documenti europei inediti relativi al trasporto a lunga distanza di 180.000 partite di animali allevati a scopo alimentare, all’interno e verso l’esterno dell’UE, in un periodo di 19 mesi, dall’ottobre 2021 all’aprile di quest’anno. Il documento rivela dettagli inquietanti sull’entità e la natura delle sofferenze patite da circa 44 milioni di bovini, ovini, suini e altri animali che ogni anno vengono trasportati all'interno e verso l'esterno dell’UE.
La crudeltà servita a festa
Il report menziona anche l’Italia, facendo luce su una serie di problematiche di benessere animale che dall’ottobre 2021 all’aprile 2023 ha riguardato 1.094.716 pecore e agnelli importati per essere macellati all’arrivo, o dopo un periodo di ingrasso, principalmente da Romania, Ungheria e Spagna. Un dato che non sorprende: è noto che nei periodi di Pasqua e Natale la carne di agnello sia la portata principale di molti pranzi e cenoni. In questi frangenti, infatti, l’allevamento ovino italiano non è in grado di soddisfare interamente la domanda di carne ovina.
Difatti, oltre un terzo di questi ovini erano agnelli ancora non svezzati, trasportati in terribili condizioni per viaggi lunghi fino a 30 ore. In alcuni casi, più di 700 agnelli erano stati stipati in un camion a quattro livelli, con spazio insufficiente e talmente ristretto che le loro teste toccavano il soffitto. Quando non svezzati, gli agnelli hanno bisogno di latte o di un suo sostituto per nutrirsi: non essendo ciò possibile a bordo di un camion, questi giovani animali sono costretti a sopportare lunghi viaggi senza adeguato nutrimento.
Altre terribili scoperte
Altri dati di rilievo citati nel report includono:
- Migliaia di ovini e bovini sono stati esportati dall'UE su strada verso il Kazakistan, l'Uzbekistan, il Kirghizistan, l'Azerbaigian, l'Armenia e la Georgia, con viaggi durati fino a tre settimane.
- Francia, Paesi Bassi e Danimarca hanno esportato migliaia di suini in Paesi estremamente distanti, tra cui Brasile, Vietnam, Thailandia e Nigeria. Esportando scrofe riproduttrici geneticamente selezionate per avere cucciolate molto numerose, l’UE sta diffondendo il proprio crudele modello di allevamento intensivo in altre parti del mondo.
- Ogni anno, 370.000 vitelli non svezzati, molti dei quali di appena due settimane di vita, sono stati separati dalle loro madri poco dopo la nascita e privati di adeguato nutrimento durante i lunghi viaggi.
- Milioni di bovini e ovini ogni anno affrontano lunghi e stressanti viaggi in mare verso Medio Oriente e Africa per essere immediatamente macellati o messi all’ingrasso. In assenza di tutele legali efficaci, le navi sono spesso in pessime condizioni e gli animali soffrono immensamente a causa di alte temperature, gas nocivi, continuo movimento e fame.
- Nel 2022, l’UE ha esportato circa 30.000 giovenche gravide, di cui alcune verso l’Asia centrale e occidentale, come Uzbekistan e Kazakistan. Si tratta di distanze lunghe fino a 6.000 km e viaggi che possono durare fino a tre settimane.
- Si stima che nel 2019 siano state trasportate tra gli Stati membri dell’UE 54.000 tonnellate di pesci vivi, pari a decine di milioni di singoli individui. I pesci vengono spesso sottoposti a digiuno forzato e a profonde sofferenze a causa del sovraffollamento e delle lesioni fisiche a scaglie e pinne, conseguenza dalla manipolazione durante le operazioni di carico e scarico.
I dati UE: imprecisi e fuorvianti
Il report mostra documenti di viaggio dell’Unione europea incompleti, spesso imprecisi e che sottostimano ampiamente la lunghezza e la durata del trasporto. In circa il 60% dei casi, un centro di raccolta è indicato come punto di partenza del viaggio, sebbene sia possibile che gli animali vi arrivino dopo molte ore di viaggio dall’allevamento di origine, senza l’obbligo che ciò venga registrato. Molti trasportatori praticano l’“assembly centre hopping”, ovvero lo spostamento degli animali da un centro di raccolta ad un altro per dissimulare la durata del trasporto. Il centro di raccolta “di arrivo” viene indicato come punto di destinazione, permettendo così di sottrarsi all’obbligo di far riposare gli animali per 24 ore a metà viaggio prima di ripartire.
La revisione del regolamento
La diffusione di questo report anticipa di pochi giorni la pubblicazione della proposta della Commissione europea sul trasporto di animali vivi, prevista per il 6 dicembre. Il progetto di modifica del regolamento avrebbe dovuto far parte di un pacchetto di proposte più ampio nell’ambito della revisione delle norme UE sul benessere animale. Inclusa la proposta di divieto dell’allevamento in gabbia, la cui presentazione era prevista per lo scorso settembre.
Insieme a Eurogroup for Animals chiediamo all’Unione europea di vietare l’esportazione di animali vivi verso i Paesi terzi e di passare al commercio di sole carne e carcasse, nonché di introdurre norme più severe per proteggere il benessere degli animali durante i viaggi all’interno dell’UE.
La maggioranza dei cittadini europei richiede maggiori tutele per il benessere degli animali durante il trasporto. L’ultimo Eurobarometro sul tema, sondaggio condotto dall’UE stessa, ha rilevato che otto europei su dieci pensano che la durata dei viaggi per il trasporto commerciale di animali vivi all’interno o verso l’esterno dell’UE dovrebbe essere sottoposta a limitazioni. Ancora più schiacciante il risultato delle persone che ritengono sia importante proteggere il benessere degli animali allevati: nove su dieci.
Una sofferenza che non può essere ignorata
La nostra direttrice, Annamaria Pisapia, afferma: “Il nostro nuovo report svela alcune problematiche profondamente preoccupanti, tra cui il fatto che i dati ufficiali sono incompleti, imprecisi e sottostimano ampiamente l’entità del commercio a lunga distanza di animali vivi nell’UE, e la sofferenza che questo causa agli animali. Sebbene sapessimo che milioni di animali sono costretti ogni anno a viaggi crudeli ed evitabili in nome del profitto, questa relazione dimostra che la situazione è di gran lunga peggiore di quanto temessimo. L’UE deve affrontare il problema con urgenza, vietando l’esportazione di animali vivi verso Paesi terzi e introducendo nuove e più severe leggi per proteggere il loro benessere durante il trasporto tra gli Stati membri dell’UE e al loro interno.”
Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals, dichiara: “La natura transnazionale dell’esportazione di animali vivi rende particolarmente difficoltosa la tutela del benessere animale, ed è per questo che chiediamo il divieto di esportazione di animali vivi verso i Paesi extra-UE. Sostituirla con le esportazioni di carne e carcasse non porterà beneficio solo agli animali, ma anche enormi vantaggi economici e ambientali. È necessario proporre misure migliori per proteggere gli animali non svezzati e quelli gravidi, mentre l’uso improprio dei centri di raccolta deve essere affrontato al più presto. L’immensa portata della sofferenza che questa indagine ha svelato non può essere ignorata: la Commissione europea deve presentare una normativa più ambiziosa”.