L’azoto rappresenta una delle principali sfide ambientali del ventunesimo secolo (I). L’eccesso di azoto reattivo (Nr) nell’ambiente danneggia la qualità dell’acqua e dell’aria (e quindi della salute umana), la qualità del suolo, l’equilibrio dei gas serra, gli ecosistemi e la biodiversità (II).
Per far rendere al massimo le monocolture, per la gran parte necessarie per sfamare gli animali negli allevamenti, si utilizzano enormi quantità di fertilizzanti che contengono alti livelli di azoto.
Il 75% di Nr prodotto industrialmente in Europa viene utilizzato appunto come fertilizzante per coltivare piante che nutriranno animali (III).
L’inquinamento da azoto in agricoltura avviene in due momenti comportando una doppia perdita.
Prima si fertilizza il terreno in modo tale che la resa sia massimizzata. I cereali assorbiranno solo il 30-60% (IV) del fertilizzante chimico che verrà versato sul campo. Il restante 40-70% di azoto evapora nell’atmosfera oppure finisce nelle falde acquifere.
Poi, il mangime concentrato contenente alti livelli di azoto verrà dato agli animali chiusi nei capannoni. Gli animali mangiando quei mangimi assimileranno solo il 30% nel caso dei maiali oppure il 45% per i polli da carne (la conversione più efficiente). Il resto viene eliminato tramite le escrezioni.
L’azoto che non viene assorbito dalle colture e dagli animali va ad inquinare l’ambiente, riversandosi nei fiumi e nei laghi, percolando dal suolo nelle falde acquifere, contaminando le fonti di acqua potabile e danneggiando gli ecosistemi acquatici e marini. La European Nitrogen Assessment (Valutazione Europea dell’Azoto) conclude che “l’intera catena di produzione di proteine animali genera molte più perdite per l’ambiente rispetto alla produzione di proteine vegetali” (V). L’inefficienza della produzione animale è evidenziata dal fatto che globalmente, l’80% dell’azoto e del fosforo presenti nelle colture utilizzate per nutrire gli animali arrivano a fornire solo il 20% dell’azoto e del fosforo previsti dalle diete per l’uomo (VI).
Anche l’azoto...non nel mio piatto
Come facciamo a difendere il nostro pianeta dall’inquinamento da azoto?
Se riducessimo il consumo di carne, prodotti lattiero caseari e uova del 50% - che può essere paragonato ad una riduzione di circa il 50% della produzione di cereali per uso animale – raggiungeremmo una decrescita delle emissioni di azoto di circa il 40%.
Inoltre l’efficienza dell’uso dell’azoto nel nostro sistema alimentare passerebbe dall’attuale 18% al 41-47%, evitando il doppio inquinamento.
In ultimo, se cambiassimo il sistema di alimentazione degli animali, passando ad allevamenti all’aperto o biologici, ci sarebbe una riduzione o diversa destinazione della produzione di cereali e un conseguente alleggerimento della pressione produttiva.
Fonti
- Sutton M.A. et al. 2011. Too much of a good thing, Nature 472:159-161
- Sutton M. et al, 2013. Our Nutrient World: The challenge to produce more food and energy with less pollution. Global Overview of Nutrient Management. Centre for Ecology and Hydrology, Edinburgh on behalf of the Global Partnership on Nutrient Management and the International Nitrogen Initiative.
- ENA 2011
- ENA 2011
- ENA 2011
- Sutton M. et al, 2013. Our Nutrient World: The challenge to produce more food and energy with less pollution. Global Overview of Nutrient Management. Centre for Ecology and Hydrology, Edinburgh on behalf of the Global Partnership on Nutrient Management and the International Nitrogen Initiative.