L’uso di antibiotici negli allevamenti di pollo è quasi sempre sistematico: basta infatti che un solo animale si ammali e tutto il gruppo di decine di migliaia di animali deve essere trattato preventivamente, compresi gli animali sani.
Recentemente è uscita un’inchiesta del corriere.it sull’uso degli antibiotici negli allevamenti italiani di pollo. Il dato sconcertante che è emerso è che la filiera avicola insieme alla suinicola è la principale consumatrice di antibiotici nel settore zootecnico.
I problemi legati all’utilizzo di antibiotici in allevamento non hanno niente a che vedere con la possibile presenza di residui di farmaco nella carne che compriamo, ma con il fatto che il loro utilizzo sconsiderato stimola la diffusione di batteri capaci di sopravvivere ai trattamenti antibiotici. La presenza di questi batteri, chiamati appunto “resistenti agli antibiotici”, è sempre più diffusa negli allevamenti e nella carne, e rende progressivamente meno efficaci i trattamenti con certi tipi di antibiotici.
L’OMS identifica l’utilizzo di antibiotici in allevamento come una delle cause principali di insorgenza dei fenomeni di resistenza e, dopo Cipro e Spagna, l’Italia è il terzo paese in Europa per quantità di antibiotico utilizzato negli allevamenti: ne usiamo circa il triplo rispetto alla Francia, poco meno del doppio rispetto alla Germania e quasi 5 volte quello che viene utilizzato nel Regno Unito.
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Fonti
- http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Report/2015/10/WC500195687.pdf