L'abuso di antibiotici negli allevamenti
Gli allevamenti intensivi sono sistemi crudeli e fuori controllo che stanno favorendo lo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. Vengono usate enormi quantità di farmaci perchè le condizioni degli animali allevati sono così estreme che la loro sopravvivenza nei capannoni sovraffollati e malsani è garantita solo dagli antibiotici. Ma usare i farmaci per allevare esseri senzienti in condizioni disumane e mettere a repentaglio la salute di noi cittadini è inaccettabile.
La situazione in Italia è allarmante sia per gli animali sia per le persone
L’abuso dei farmaci ha conseguenze catastrofiche nei confronti del benessere di milioni di animali e della nostra salute. Lo stiamo denunciando da anni.
Super batteri che dagli allevamenti possono facilmente raggiungere le persone e farle ammalare, contribuendo a far tragicamente salire il numero di morti per antibiotico resistenza: solo in Italia ci sono stati oltre 10.000 decessi nel 2015, ovvero quasi un terzo del totale europeo.
Rispetto ai 3 punti essenziali delle nostre richieste
- Il divieto dell’uso profilattico degli antibiotici negli allevamenti
- Un sistema per monitorare l’uso degli antibiotici
- La riduzione significativa delle quantità di antibiotici utilizzate
dopo anni di battaglie stiamo avendo i primi risultati.
Recentissimo è il voto del Parlamento europeo contro l’uso di antibiotici di massa e su gruppi di animali i. I singoli animali ammalati verranno curati, ma si eviteranno i trattamenti profilattici di massa o di gruppo attraverso il mangime o l’acqua. Questo è un voto storico che entrerà in vigore dal 2022, se confermato dal Consiglio dell’Unione europea.
In Italia, a gennaio avremo la ricetta elettronica anche per i farmaci veterinari. Questo significa che saremo in grado di tracciare e monitorare in modo trasparente l’uso degli antibiotici.
Per quanto riguarda la riduzione, invece, il piano sull’antibiotico resistenza redatto dal Ministero della Salute manca completamente gli obiettivi, fermandosi a un blando 30%, quando invece, per tutelare la salute di tutti, sarebbe stato necessario diminuire almeno del 70% l’uso degli antibiotici negli allevamenti.
In questo contesto, invece di procedere a dei seri miglioramenti di benessere degli animali che consentirebbero di ridurre per davvero l’uso di farmaci, gran parte dell’industria e della grande distribuzione hanno preferito mantenere lo status quo, sfruttando il bisogno di rassicurazione dei consumatori con la diffusione, quasi fossero una moda, di prodotti di origine animale etichettati “senza uso di antibiotici”.
Ma davvero questi prodotti garantiscono maggiore qualità, maggiore benessere per gli animali e maggiore tutela della salute di tutti?