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La Commissione europea si era impegnata, entro il 2023, a presentare una proposta legislativa per eliminare gradualmente l'uso delle gabbie negli allevamenti europei.

È un risultato straordinario, frutto dell’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age, iniziata da CIWF: con ben 1,4 milioni di firme convalidate, cittadine e cittadini dell’Unione europea si sono espressi chiaramente contro questa pratica arcaica e crudele.

Tuttavia, la Commissione non ha pubblicato nei tempi annunciati la proposta di revisione della legislazione UE sul benessere animale che avrebbe dovuto includere il divieto di allevamento in gabbia - probabilmente a causa di pressioni da parte dell'industria zootecnica. 

Per questo, con il nostro sostegno, il Comitato dei cittadini promotore dell'ICE End the Cage Age ha avviato un'azione legale contro la Commissione UE, che sarà ora chiamata a rispondere della propria inazione in tribunale. Non possiamo permettere che la vita di milioni di animali e la nostra stessa democrazia vengano messe a rischio!

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Associazioni e opposizioni chiedono un’etichetta cage-free

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Cinque persone, tra cui la direttrice di CIWF, alla Camera dei deputati
Annamaria Pisapia e rappresentanti delle forze politiche durante il discorso alla Camera dei deputati

Sì alla trasparenza, no alle gabbie, sì al segno distintivo cage-free” è l’appello che abbiamo rivolto al Parlamento, insieme ad altre associazioni (Animal Equality Italia, Animal Law Italia, ENPA, Essere Animali, HSI/Europe, LAV, Legambiente e LNDC Animal Protection) a nome della coalizione italiana End the Cage Age, durante la conferenza stampa tenutasi lo scorso giovedì 21 novembre presso la Sala stampa della Camera dei deputati, dal titolo “La fine delle gabbie: opportunità e sfide per sostenere la transizione del settore zootecnico in Italia”.

I vantaggi di un marchio "senza gabbie"

All'evento hanno partecipato diversi parlamentari delle forze di opposizione che si sono uniti alla richiesta della creazione di un segno distintivo “cage-free” (“senza gabbie”) per tutte le specie allevate nell’ambito della specifica etichettatura relativa al “Sistema di qualità nazionale per il benessere animale” (SQNBA) che sarà sul mercato dall’anno prossimo.

La certificazione “cage-free” darebbe rilievo positivo ai prodotti provenienti da sistemi che non fanno uso di gabbie, riconoscendo l’impegno delle numerose aziende agroalimentari – tra cui molte italiane – che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle proprie filiere. Sono già oltre 1.400 le aziende alimentari europee che si sono impegnate a non utilizzare le gabbie per l’allevamento delle galline ovaiole e ben oltre la metà di queste aziende hanno già realizzato i loro impegni per vendere o utilizzare solo uova cage-free anche per i prodotti confezionati, mentre altre si sono impegnate ad eliminare le gabbie per l’allevamento di scrofe e conigli. In Italia, tre importanti produttori del settore suinicolo hanno preso impegni pubblici e concreti per eliminare le gabbie per le scrofe dalle proprie filiere, generando un impatto economico positivo e allargando le possibilità per l’export del Made in Italy verso mercati esteri ed europei che presentano standard più elevati, come Regno Unito e Svezia.

I parlamentari presenti hanno raccolto questa istanza presentando un apposito emendamento alla legge di bilancio 2025, con cui si chiede l’introduzione di un chiaro segno distintivo “cage-free” all’interno dell’attuale sistema di certificazione SQNBA per valorizzare il sistema produttivo italiano che ha già fatto investimenti. Tuttavia, la Commissione Bilancio ha dichiarato l’emendamento inammissibile.

Emendamento "inammissibile", ma la battaglia continua

Dieci persone fuori dal Parlamento con uno striscione contro l'allevamento in gabbia

“Siamo sorpresi e sconcertati che l’emendamento per la creazione del bollino ‘cage-free’ sia stato dichiarato inammissibile” – abbiamo dichiarano insieme alle altre associazioni. “Sarà stata una svista o un mero errore formale, sarebbe inspiegabile perdere l'occasione, a costo quasi zero, per migliorare le condizioni degli animali allevati e, soprattutto, far uscire dal buio e dall’anonimato l’impegno delle tante aziende agroalimentari italiane che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle proprie filiere. Per far ciò queste aziende hanno compiuto investimenti a proprie spese ed il minimo che Parlamento e Governo possono fare è permettere loro di rendere riconoscibili i propri prodotti da quelli che invece arrivano da animali in gabbia. Questa svista non chiude la questione, ci attendiamo che la battaglia politica per il riconoscimento di questo importante strumento di giustizia e trasparenza venga, con eventuali modifiche, raccolta e vinta da tutto il Parlamento sin da questa legge di Bilancio”.

Dopo il saluto del Vicepresidente della Camera On.le Sergio Costa, sono intervenuti le deputate On. Eleonora Evi (PD) e l’On. Giulia Pastorella (Azione), e i deputati l’On. Alessandro Caramiello (M5S) e l’On. Devis Dori (AVS), con la moderazione di Cristina Del Tutto, direttrice di Radio Parlamentare. Era presente anche l’On. Benedetto Della Vedova (+Europa), fra i firmatari dell’emendamento.

Una crudeltà ingiustificata

In Europa, ogni anno oltre 300 milioni di animali allevati a fini alimentari – di cui almeno 40 milioni in Italia – trascorrono ancora tutta la vita o gran parte della vita in gabbia. Gli animali tenuti in gabbia sono rinchiusi in ambienti spogli, in condizioni di sovraffollamento o di totale privazione di contatti sociali, incapaci di girare su sé stessi o di esprimere anche i più basilari comportamenti naturali della specie. La ricerca scientifica dimostra che le gabbie sono gravemente dannose per il benessere degli animali: posizione da cui non si discostano, ma che anzi confermano, i più recenti pareri scientifici dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

Tuttavia, mentre a livello normativo europeo le cose, anche se lentamente, si stanno muovendo, la transizione verso sistemi senza gabbie da parte delle aziende del settore alimentare è già iniziata, riflesso, questa, anche della sensibilità dei cittadini-consumatori sul tema.

In occasione della conferenza stampa è stata proiettata la recentissima video-inchiesta in alcuni allevamenti di conigli italiani e polacchi da noi realizzata. Immagini sconvolgenti, che hanno mostrato le drammatiche condizioni in cui vive la stragrande maggioranza dei 14 milioni di conigli allevati.

In Italia, cresce l’interesse pubblico verso il benessere animale, come dimostrano l’Eurobarometro 2023 - secondo cui il 93% dei cittadini italiani ritiene importante che gli animali allevati abbiano spazio sufficiente per muoversi, sdraiarsi e alzarsi - e il sondaggio realizzato da Youtrend/Quorum per la campagna Vote4Animals, in vista delle elezioni europee dello scorso giugno, secondo cui 3 su 4 persone vorrebbero la fine delle crudeli pratiche diffuse negli allevamenti intensivi.

Le dichiarazioni dei politici presenti

On. Sergio Costa dichiara: “La vita in gabbia per gli animali è veramente pesante e contrasta con tutti i principi di benessere animale, costringendoli ad uno straziante ergastolo. Saremmo felici se questo diventasse un emendamento governativo, è una speranza, forse un'utopia, ma è quella che seguiamo, quella di un futuro senza gabbie.”

On. Eleonora Evi (PD) afferma: “Siamo riusciti a mettere sullo stesso tavolo tutte le opposizioni, che hanno presentato insieme questo emendamento, che chiede una cosa semplice e chiara: riempire di significato la certificazione SQNBA che attualmente è una scatola vuota. Un'etichetta distintiva consentirebbe la possibilità di scelta ai consumatori e sosterrebbe quegli allevatori che la transizione a sistemi non in gabbia l'hanno già fatta.”

On. Giulia Pastorella (Azione) dice: “Condividiamo l'importanza di riconoscere lo sforzo di tutti quegli allevatori che hanno già investito in sistemi senza gabbie. È importante evitare fenomeni di 'cage-free washing' per spingere sempre più aziende a intraprendere una vera transizione verso sistemi senza gabbie e i consumatori a fare scelte consapevoli.”

On. Alessandro Caramiello (M5S) aggiunge: “Questo Governo non è né animalista né ambientalista, perciò sono scettico. Ci vuole una rivoluzione culturale, anche alimentare: si mangia troppa carne. Bisogna fare capire ai cittadini e alle aziende - che vanno accompagnate nella transizione - che gli animali non possono essere tenuti in queste condizioni.”

On. Devis Dori (AVS) dichiara: “Ringrazio tutte le associazioni animaliste, che sono uno stimolo e un importante pungolo per la politica, che spesso se non sente il fiato sul collo resta ferma. È importante creare sinergia, tra le associazioni, i partiti di opposizione, e anche la maggioranza: oltre a chiedere uno stop alle gabbie negli allevamenti per tutti gli animali, auspico che si possano marginalizzare le lobby che sono alla ricerca del mero profitto e non del benessere animale come i cacciatori e gli allevamenti intensivi”

“È urgente istituire il segno distintivo cage-free all’interno della nuova etichettatura sul benessere animale che altrimenti risulterebbe veramente vuota di significato. I consumatori hanno diritto alla trasparenza e alle aziende virtuose deve venire riconosciuto il valore aggiunto (e il vantaggio competitivo) di allevare senza le crudeli gabbie”, abbiamo concluso con le altre associazioni presenti.

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Italia contro le Gabbie

Per vincere questa battaglia di civiltà, abbiamo unito le forze con altre associazioni di protezione animale, nostre partner nella coalizione italiana End the Cage Age. Insieme, facciamo pressione perché l’Italia faccia la propria parte e sostenga la richiesta di vietare l’uso delle gabbie.

Infatti, se alla Commissione UE spetta il diritto di iniziativa legislativa, ogni proposta legislativa deve essere adottata dal Consiglio dell’Unione europea, formato dai ministri degli Stati membri, e dal Parlamento europeo. È cruciale, quindi, al fine dell’introduzione del divieto dell’utilizzo delle gabbie negli allevamenti, il ruolo dell’Italia nell’ambito del Consiglio dell’Unione europea.

Per questo nel marzo del 2022 abbiamo lanciato la petizione #ItaliaControLeGabbie chiedendo al Governo italiano di prendere posizione contro le gabbie e sostenere le richieste dell’ICE in ogni sede europea preposta. Chiusa nel maggio 2023, la petizione ha raccolto ben 110.233 firme  consegnate il mese successivo ai rappresentanti del Governo italiano.

Perché entrare in azione?

In tutto il mondo miliardi di animali sono costretti a trascorre la propria vita in gabbie strettissime. Sono 300 milioni ogni anno solo in Europa. Stiamo parlando di scrofe, galline, vitelli, conigli, anatre, oche e quaglie, tutti costretti a passare la vita intera, o parte di essa, in gabbia, privati della libertà di muoversi ed esprimere i propri comportamenti naturali. 

Le scrofe sono obbligate ad allattare i loro suinetti tra le sbarre delle cosiddette gabbie “di allattamento”, i conigli e le quaglie vivono tutta la loro esistenza in gabbie di rete metallica, e i pochissimi arricchimenti di cui sono dotate le gabbie “arricchite” non rendono la vita delle galline molto migliore. I vitelli, strappati alle loro madri, trascorrono le prime otto settimane della loro vita in box singoli, mentre anatre e oche subiscono la pratica dell'alimentazione forzata per produrre foie gras chiuse in gabbia nelle ultime due settimane di vita. 

Simbolo per definizione dell’allevamento intensivo, le gabbie fanno sì che gli animali che vi sono costretti conoscano solo sofferenza e privazione. La loro non è una vita degna di essere vissuta. 

Vitelli in gabbia

Vitelli in gabbia

Strappati alle loro madri, i vitelli trascorrono le prime otto settimane della loro vita in box singoli

Scrofe in gabbia

Scrofe in gabbia

Le scrofe sono obbligate ad allattare i loro suinetti tra le sbarre delle cosiddette gabbie “di allattamento”

Conigli in gabbia

Conigli in gabbia

I conigli adulti passano il resto della loro breve vita nello spazio di un foglio A4

Galline in gabbia

Galline in gabbia

Le gabbie “arricchite” in cui sono allevate le galline sono sempre un sistema di confinamento e di restrizione dei loro comportamenti

Quaglie in gabbia

Quaglie in gabbia

Le quaglie sono costrette in gabbie metalliche così minuscole da essere costrette letteralmente a calpestarsi reciprocamente per spostarsi da un lato all’altro

Oche in gabbia

Oche in gabbia

Chiuse in gabbia nelle ultime due settimane della loro vita, anatre e oche subiscono la pratica dell'alimentazione forzata per produrre foie gras.

La nostra battaglia contro le gabbie 

Compassion in World Farming lavora da oltre cinquant'anni per porre fine all’allevamento intensivo al fine di garantire una vita libera da sofferenza e privazione a tutti gli animali allevati a fini alimentari.

In Europa, durante questo periodo, abbiamo contribuito a progressi legislativi come i divieti parziali dei box singoli per i vitelli e delle gabbie di gestazione per le scrofe, la proibizione delle gabbie di batteria per galline ovaiole e quella pietra miliare che è il riconoscimento degli animali come esseri senzienti nel Trattato dell’Unione europea nel 2009.

2024 – Con il sostegno di CIWF, il Comitato dei cittadini promotore dell'ICE End the Cage Age fa ricorso alla Commissione europea presso la Corte di giustizia dell'UE per la mancata proposta legislativa di divieto di allevamento in gabbia.

2023 – Alla sua chiusura, la petizione #ItaliaControLeGabbie ha raccolto oltre 110.000 firme, consegnate a rappresentanti dei Ministri di Agricoltura e Salute.

2022 – La coalizione End the Cage Age chiede al Governo italiano di prendere posizione contro le gabbie. Vengono lanciate nuove video-inchieste.

2021 – La Commissione europea si impegna a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente l'uso delle gabbie negli allevamenti europei.

2020 – In occasione della Giornata mondiale per gli animali da allevamento, CIWF ha consegnato alla Commissione europea, a nome della Coalizione europea End the Cage Age, 1,4 milioni di firme di cittadini certificate dai Governi degli Stati membri.

2019 – Vengono raccolte più di 1,6 milioni di firme a sostegno della ICE End the Cage Age.

2018 – CIWF dà inizio alla Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age per ottenere il divieto dell’allevamento in gabbia. Alla campagna aderiscono oltre 170 organizzazioni di protezione animale, ambientale e dei consumatori in tutta Europa.

2017 – Sia la Commissione agricoltura del Parlamento europeo che il Parlamento votano a favore della dismissione graduale delle gabbie per allevare i conigli.

2016 – CIWF lancia un'inchiesta sull'allevamento delle quaglie in Francia, Italia, Portogallo e Grecia. CIWF consegna 601.435 firme al Consiglio Europeo dell'Agricoltura a Bruxelles.

2015 – Inchiesta CIWF in allevamenti di galline con gabbie arricchite in Francia, Cipro, Italia e Repubblica Ceca.

2014 – Inchiesta CIWF negli allevamenti di conigli di Cipro, Grecia, Italia, Polonia e Repubblica Ceca.

2004 – Entra in vigore l’etichettatura obbligatoria secondo il metodo di produzione delle uova in guscio.

2003 – Viene approvato il divieto parziale delle scrofe in gabbia in UE - entrerà in vigore nel 2013.

1999 – Viene approvato il divieto gabbie di batteria per le galline in UE - entrerà in vigore nel 2012.

1997 – Viene approvato il divieto parziale box singoli per vitelli in UE - entrerà in vigore nel 2007

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