L’etichettatura sul metodo di allevamento dovrebbe raccontare ciò che avviene all’inizio della filiera, dare ai consumatori una bussola per scegliere prodotti più rispettosi del benessere animali e – in definitiva – rispondere alla domanda: come ha vissuto l’animale che è stato allevato per produrre questo cibo?
Purtroppo, stiamo assistendo a una sempre più grande diffusione di etichette ingannevoli. Se non riportano specifiche indicazioni sul metodo di allevamento, claim come “benessere animale”, “genuino”, “100% naturale”, non ci dicono nulla: possono essere riferiti indifferentemente ad animali allevati in gabbia, al chiuso o all’aperto.
Proprio per questo, da anni combattiamo per un’etichettatura trasparente, che rifletta davvero come hanno vissuto gli animali allevati a scopo alimentare.
La nostra campagna
Insieme alla Coalizione contro le #BugieInEtichetta, abbiamo fatto pressione perché l’etichettatura nazionale volontaria SQNBA non permettesse ai prodotti provenienti da allevamenti intensivi di ottenere la certificazione ‘Benessere Animale’ – fatto non necessariamente scontato date le prime bozze di standard presentate dai ministeri alle associazioni.
Grazie all’incredibile partecipazione alla campagna e al lavoro in coalizione, il 27 luglio 2022 abbiamo ottenuto un importante (primo) risultato: il testo del decreto approvato durante la Conferenza Stato-Regioni riporta alcune delle modifiche da noi richieste.
Ma il nostro lavoro non è terminato: da allora facciamo stiamo vigilando sulle modalità concrete di applicazione del decreto, insistendo sull’importanza di distinguere i livelli progressivi dei diversi metodi di allevamento in etichetta. Continueremo a fare pressione nelle future consultazioni perché ci sia una definizione adeguata degli standard di benessere, in modo da tutelare tutte le specie animali interessate.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa rispetto a quanto ottenuto finora.
Cosa abbiamo fatto
- Ad aprile 2022, a Roma, siamo scesi in piazza insieme alla Coalizione #BugieInEtichetta per manifestare pacificamente davanti alle sedi dei Ministeri coinvolti nella proposta di legge e abbiamo scatenato una twitterstorm, inviando ai ministri più di 20.000 messaggi di protesta.
- A settembre 2021, insieme ad altre 13 organizzazioni abbiamo fondato la Coalizione contro le #BugieInEtichetta, con la quale abbiamo lasciato diverse campagne per un'etichettatura trasparente.
- Il 9 febbraio 2021, insieme a Legambiente, abbiamo presentato in diretta su Facebook una proposta di etichettatura secondo il metodo di allevamento per le vacche da latte. Nella matrice che abbiamo elaborato, l’indicazione dei diversi metodi di allevamento permette di visualizzare con chiarezza i diversi potenziali di benessere animale corrispondenti.
- A maggio 2020, insieme a Legambiente, abbiamo presentato con l'On. Rossella Muroni - Gruppo Misto una proposta di legge per un'etichettatura nazionale univoca e volontaria in zootecnia. Oltre alla presentazione della proposta di legge, con Legambiente abbiamo presentato al Ministero della Salute e delle Politiche agricole i criteri di etichettatura specifici che vorremmo vedere adottati per i suini. Per maggiori approfondimenti, consulta l’articolo dedicato.
- Già nel novembre 2019 abbiamo iniziato a protestare contro il progetto di certificazione del benessere animale voluto dal Governo, a rischio di avallare etichette ingannevoli per i consumatori e irrispettose delle sofferenze degli animali. Alla Twitterstorm #BastaInganni da noi lanciato hanno partecipato migliaia di cittadini.
- Nei due anni precedenti avevamo chiesto ai Ministri della Salute e delle Politiche Agricole di avviare subito un processo per la definizione di un’etichettatura univoca, volontaria, specie-specifica secondo il metodo di allevamento, raccogliendo anche numerose firme.
- Abbiamo fatto chiarezza sulla dicitura “allevato senza antibiotici”.
- Abbiamo spiegato cosa significa la dicitura “benessere animale in allevamento”.